“Che la morale del cristianesimo non tenga conto degli animali è un suo difetto che farebbe meglio a confessare” (Arthur Schopenhauer)

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DOMANDE SULLA GUERRA

La guerra, la più brutale, mostruosa, criminale manifestazione dell’uomo

Franco libero Manco

            Come ha potuto l’essere umano, animale sprovvisto di qualunque arma naturale atta all’offesa (zanne, artigli, corna, becco, zoccoli) diventare il più feroce e crudele dei primati? E’ come se il panda impazzisse e si rivelasse distruttivo nei confronti di tutto compresi la sua stessa specie.

            La distruttiva inclinazione per cui l’essere umano da sempre è in lotta con i suoi simili probabilmente risale a circa 10 mila anni fa quando addomesticando  gli animali crea recinti per delimitarne il terreno su cui coltivare i suoi alimenti. Nasce la necessità di difendere anche con la forza la proprietà, i propri interessi; e così nel tempo si arma di bastone, poi di lance, di frecce, di spada, di fucile, di bombe, poi i carri armati, aerei da bombardamento, fino alle armi di distruzione di massa.

Ma l’attitudine a uccidere il proprio simile era stata già acquisita dall’ominide nella savana: uccidendo gli animali aveva capito che uccidere l’uomo non era poi così diverso. L’ominide fisicamente più forte si accaparrò più terra e poté assoldare individui per condurli contro altri gruppi rivali allo scopo di aumentarne il potere. E nel corso della storia la massa ignara e succube è stata costretta a subire le decisioni del capo, pagandone le conseguenze.

            Come può l’essere umano, dopo millenni di storia insanguinata, ricorrere ancora alla brutalità della guerra per la risoluzione di controversie? Come è possibile che nonostante l’evoluzione scientifica, tecnologica e l’insegnamento dei grandi illuminati della storia non trovi altra soluzione se non nelle armi, nonostante la Nato, l’Onu, il Patto Atlantico ed i trattati di pace e di cooperazione?

Profondo sconforto e lacerante tristezza pervade l’animo di chi percepisce il dramma spaventoso della guerra a causa di chi non è in grado di condividerne l’orrore di cui è responsabile, il dolore, la distruzione, la sofferenza, il pianto, la morte di tanti suoi simili, e non solo: pensiamo agli animali condannati alla stessa sorte dalla follia umana. Ed è follia che il potere decisionale sia di un solo uomo; che il destino di una e più nazioni, una crisi economica  mondiale, morale, civile, dipenda da un solo essere umano o da una ristretta cerchia di seguaci.

Ed è ridicolo parlare di pace ad ogni costo, condannare la guerra, l’uso delle armi quando non è il nostro paese ad essere invaso; quando non abbiamo la certezza che nel vortice del conflitto noi sapremmo essere più umani di coloro che condanniamo. Per questo occorre, oltre difendersi, è indispensabile intervenire sulle vere cause che determinano i conflitti, che a mio avviso tutte risiedono nella mente e nella coscienza malata dell’uomo.

Occorre generare urgentemente una comune volontà politica per arrivare al disarmo totale di ogni nazione e a dar vita ad una forza in grado di impedire sul nascere qualunque focolaio di guerra. Le armi per principio, devono essere bandite, distrutte e qualunque paese che produca armi deve essere proscritto, isolato dal resto della comunità civile e democratica. Ma se non subentra nell’animo umano e nella mentalità comune il rifiuto incondizionato del ricorso alle armi tutto è inutile. Se non c’è la volontà politica e sociale di educare le popolazioni ai valori fondamentali del vivere civile, morale e spirituale; se non viene sancito in modo imperituro di escludere a priori la violenza come principio offensivo,  la pace è solo un periodo transitorio tra una guerra e  un’altra.

È sempre più raro incontrare nelle zone boschive cervi, caprioli, lepri…
Incontri che quando avvengono ci possono toccare il cuore. Ma il loro passare veloce, silenzioso, fugace, porta a un unico pensiero: riusciranno a sopravvivere alla stagione di caccia? Qualora ciò accadesse non significherebbe per loro la salvezza, dato che da sempre gli animali ancora liberi dalla schiavitù che imponiamo loro sono considerati «dannosi» per i raccolti, per l’agricoltura… insomma per i nostri interessi. E quindi diventano vittime di una persecuzione senza tregua.
Adriano Fragano e Dora Grieco
DOMANDE SULLA GUERRA