La gioia può essere espressa anche dal silenzio. Chi osserva gli animali impara a riconoscere il linguaggio del corpo di un animale felice. Myriam [Etologia Relazionale© L’amore che dai è l’amore che resta]

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IL VERO AMORE DELL’ANIMALISMO 

di Franco Libero Manco

Le manifestazioni d’amore dell’essere umano verso i suoi simili raramente sono totalmente disinteressate, animate da autentico spirito altruistico: spesso nascondono un latente, inconfessato egoismo, una recondita speranza di ricompensa se non materiale spirituale: l’uomo ama perché in fondo spera di essere a sua volta amato e aiutato se dovesse trovarsi nella stessa situazione di necessità. Non è così nel sentimento di amore verso gli animali in genere, verso un animale ferito, bisognoso, affamato.

Chi nutre un sentimento di amore verso gli animali, non pensa ad un vantaggio, né spera in una ricompensa, non lo fa per convenienza economica o interesse di parte, per guadagnarsi il paradiso o per riscattare il proprio karma, ma per autentico spirito altruistico, per il bene e la felicità dell’altro. La nostra ricompensa sta nel sapere che il nostro aiuto è servito a qualcuno. Il vero amore si manifesta solo quando si ama il diverso, il lontano, lo straniero, dal quale non è possibile essere in alcun modo ricambiati, quando si sa a priori che non è possibile avere un vantaggio, una ricompensa,. E quando noi lottiamo contro la vivisezione, la mattazione, la caccia, la pesca per liberare gli animali dalla schiavitù o da qualunque altra violenza o ingiustizia che subiscono da parte degli umani, il sentimento che ci muove è fine a se stesso: la nostra ricompensa è sapere che sono liberi, in salute ed in pace nel loro ambiente naturale.

Il vento severo da nord mi fa comprendere l’infinito. E lo fa nel modo che lui conosce: urlando.
Scendo dalla cresta e cammino nel bosco; è l’alba. La luce sta chiedendo il permesso da alcuni minuti, ma riesce solo a farsi sentire nei prati, sugli altipiani in quota. Nella foresta invece è ancora buio. I passi sono lenti, solo i ricci delle castagne dell’anno scorso fanno sentire il mio passaggio. Creano un rumore delicato, molto meno forte delle foglie secche dei faggi ma più profondo del muschio.
Comincio a scorgere i primi scoiattoli già intenti a cercare cibo: scendono dagli alberi di corsa. Corrono sempre, un mistero che ancora non ho capito. Subito dopo arrivano le faine, con rapidi movimenti, calando in foresta come gocce di grandine dopo un temporale estivo. La luce tarda a venire e gli ultimi caprioli si rinfrescano al torrente. Devono fare in fretta anche loro, fra poco arrivano i daini; e loro hanno bisogno di spazio; e sono coraggiosi. Scapperanno solo quando arriverà il gigante della foresta: il cervo. Ma lui prima delle dieci del mattino non arriva; è un dormiglione.
Il picchio verde mi avverte che a cento metri c’è una famiglia di cinghiali ancora sveglia, meglio non disturbarla, è già abbastanza perseguitata. Girata la piccola valletta vedo una piuma imponente per terra. Al buio sembra quasi quella di un gufo reale ma i colori da vicino sono inconfondibili: è una piuma di poiana, il rapace diurno dei boschi di faggi. L’avrà persa ieri pomeriggio, è ancora intatta, quasi tiepida.
Mi siedo a riposare alcuni minuti su una piccola roccia davanti a un torrente cristallino e ascolto il poema dell’acqua, poi mi alzo e continuo il cammino; il sole oggi non ha proprio voglia. Decine di nuvole mi avvertono di rientrare, e per farlo tuonano. Come delle cornamuse antiche.
A poche centinaia di metri c’è una casa abbandonata, la mia dimora per stanotte; e forse altre. Ma adesso è presto, è l’inizio del giorno, e ho ancora voglia di giocare con il tasso.
IL VERO AMORE DELL’ANIMALISMO