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Allevamenti e ambiente: le drammatiche proiezioni future

3 Ottobre 2019 ore 18:00 - 20:00

Allevamenti e ambiente: le drammatiche proiezioni future

Dr.ssa Claudia Nastrucci, Laurea in Economia e Commercio Indirizzo Ambientale, Master in Etica e Sicurezza Ambientale, Specializzazione su emissioni di Co2 e Cambiamenti Climatici. 

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Cowspiracy, il documentario sul terribile impatto degli allevamenti

Il film, prodotto da Leonardo DiCaprio, racconta il drammatico impatto della produzione di carne sul pianeta e le omissioni delle associazioni ambientaliste.

 

Gli allevamenti intensivi stanno condannando il pianeta Terra, ma le associazioni ambientaliste non affrontano la questione. Questa la teoria su cui si basa Cowspiracy, gioco di parole tra cow (mucca) e conspiracy (cospirazione), documentario dedicato al reale impatto ambientale degli allevamenti.

Gli allevamenti intensivi sono una delle cause dei cambiamenti climatici

Mucche rinchiuse in allevamenti intensivi

Un progetto nato dal basso

Il film, realizzato nel 2014, è diretto dagli statunitensi Kip Andersen e Keegan Kuhn e prodotto da Leonardo DiCaprio. L’attore hollywoodiano, vegetariano e impegnato in prima persona nella tutela dell’ambiente, ha deciso di finanziare il film per favorirne la diffusione, inizialmente però i due filmmaker californiani erano riusciti ad avviare il progetto grazie ad una raccolta fondi dal grande successo.

Inquinano più le mucche delle auto

Un allevamento di mucche sembrerebbe più innocuo e meno impattante di una fabbrica, in realtà il bestiame allevato produce una grande quantità di metano e ossido nitroso, ovvero gas serra. Kip Andersen, co-regista e protagonista della pellicola, racconta di aver scoperto, tramite un rapporto della Fao, che l’allevamento del bestiame genera più gas serra dell’intero settore dei trasporti e che il metano prodotto dagli animali è cento volte più distruttivo rispetto all’anidride carbonica delle automobili.

cowspiracy locandina

La locandina di Cowspiracy

I numeri catastrofici degli allevamenti

I dati presentati dal documentario, mutuati dalle recenti ricerche condotte da grandi organizzazioni internazionali come Fao, Science Mag, Nasa, World Watch, sono impressionanti. Gli allevamenti genererebbero 32 miliardi di tonnellate di CO2 l’anno, il 51 per cento delle emissioni di gas serra a livello mondiale, mentre le industrie di latticini e carne usano il 30 per cento di tutta l’acqua dolce del mondo.

L’omertà delle organizzazioni ambientaliste

Il film accusa le organizzazioni ambientaliste di coprire questa realtà, i due registi si rivolgono alle principali organizzazioni del settore per chiedere perché gli allevamenti intensivi, considerato l’enorme impatto ambientale, non vengano combattuti e perché le informazioni in tal senso siano carenti.

“Penso sia una battaglia persa a livello politico – risponde nel film Michael Pollan, autore di libri-inchiesta sull’alimentazione. – Molte di queste organizzazioni sono associative. Vogliono massimizzare il numero di persone coinvolte nei loro progetti e se venissero identificati come “anti-carne”, sfidando qualcosa di così caro alle persone, che la gente non vuole cambiare, avrebbero problemi con la raccolta fondi”.

I due registi di Cowspiracy

Kip Andersen e Keegan Kuhn, i registi del documentario Cowspiracy

Come vedere Cowspiracy

Il documentario è stato proiettato in diverse città d’Italia grazie all’organizzazione animalista Essere animali. È possibile scaricare il film, o acquistare il dvd, direttamente dal sito dedicato, oppure si può trovare qui sottotitolato. Cowspiracy è un film emozionante che vi porterà in luoghi scomodi lontani dalle zone di comfort, vi insegnerà che anche le associazioni ambientaliste si piegano agli interessi economici, politici e sociali, e che il vero cambiamento inizia da noi stessi.

Fonte: Lifegate

Storia dei pesticidi

I pesticidi sono i soli prodotti chimici concepiti dall’uomo e intenzionalmente liberati nell’ambiente per uccidere o danneggiare altri organismi viventi.
Tutta la grande famiglia dei pesticidi, è identificabile dal suffisso “cida” (erbicida, fungicida, ecc.), che deriva dal latino cœdere, che significa “uccidere” o “abbattere”.
Quindi pesticidi, secondo l’etimologia sono dei sterminatori di “pesti” (dall’inglese pest: animale, insetto o pianta nociva e dal latino pestis che indica un flagello o una malattia contagiosa).

Ecco perché nel mondo industriale, si evita accuratamente di parlare di pesticidi, preferendo la dicitura prodotti fitosanitari, o l’ancor più edulcorato, prodotti fitofarmaceutici.
Sostituire il termine corretto e reale pesticidi con fitofarmaceutico non è solo un gioco di prestigio semantico che rassicura tutti, ma mira proprio ad ingannare prima i coltivatori e poi noi consumatori.

L’impiego di pesticidi risale all’antichità, ma fino al Ventesimo secolo gli sterminatori di pesti, erano derivati di composti minerali o vegetali, di origine naturale (piombo, zolfo, tabacco o foglie di neem). Oggi invece usiamo derivati cancerogeni del petrolio.

I pesticidi conobbero un primo balzo in avanti grazie alla chimica inorganica del XIX secolo, ma bisognerà attendere la Grande Guerra perché siano gettate le basi della loro produzione di massa, e questo grazie allo sviluppo della chimica organica e della ricerca sui gas bellici.

Ogni anno vengono sparse nell’ambiente 220.000 tonnellate di pesticidi: 108.000 tonnellate di fungicidi, 84.000 tonnellate di erbicidi e 21.000 tonnellate di insetticidi. Se ci aggiungiamo le 7000 tonnellate di “regolatori della crescita” questo equivale a mezzo chilo di sostanze attive per ogni cittadino europeo.
L’80% delle sostanze irrorate riguarda solo quattro tipi di colture, che però rappresentano il 40% delle superfici coltivate: i cereali a paglia, il mais, la colza e la vite (uno dei prodotti dove si usa più chimica)

 

Allevamenti e ambiente: le drammatiche proiezioni future

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Data:
3 Ottobre 2019
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18:00 - 20:00
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