“Tra le fronde degli alberi stormisce il mondo, le loro radici affondano nell’infinito; tuttavia non si perdono in esso, ma perseguono con tutta la loro forza vitale un unico scopo: realizzare la legge che è insita in loro, portare alla perfezione la propria forma, rappresentare se stessi. Niente è più sacro e più esemplare di un albero bello e forte.
Gli alberi sono santuari. Chi sa parlare con loro, chi li sa ascoltare, conosce la verità. Essi non predicano dottrine e precetti, predicano, incuranti del singolo, la legge primigenia della vita.”

(Hermann Hesse)

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LA CRISI (E LE COLPE) DEI GRANDI SISTEMI

di Franco Libero Manco

I sistemi di gestione sociale, le grandi istituzioni come lo Stato, le religioni, i mezzi di informazione pubblica, il settore medico-scientifico, sono ciò che maggiormente influenzano e condizionano il pensiero, la coscienza, la salute e il vivere della popolazione. Questi centri di influenza e di potere dovrebbero avere l’obbligo istituzionale, morale e civile di favorire la vera cultura, la conoscenza oggettiva della realtà storico/sociale, il senso critico costruttivo, la cultura delle cause. Diversamente finiscono col fare gli interessi di se stessi, della propria classe dirigente, delle proprie corporazioni, delle lobby, dei potenti spesso a danno della persona e del progresso collettivo.

La colpa dello Stato sta nell’aver disatteso il suo vero compito: quello della formazione della coscienza morale dei suoi cittadini e favorire lo sviluppo dei valori fondamentali della vita (civili, morali e spirituali), essere strumento di vera cultura, di infondere il valore delle virtù, del retto vivere, dell’onestà, della fraterna collaborazione, della responsabilità del singolo verso il destino comune, del dialogo come soluzione ad ogni controversia personale e collettiva; ma soprattutto quello di vigilare sulle qualità morali dei suoi rappresentati, dei dirigenti, sulla qualità dei messaggi mediatici al fine di impedire che il meccanismo innescato dai centri di potere (spesso conniventi con le classi finanziarie e politiche) sia la causa dei principali mali che affliggono la società contemporanea.

La colpa dei mezzi di informazione di massa sta nell’essere al servizio delle multinazionali che condizionano la cultura, la scienza e la politica; sta nel diffondere la cultura dell’apparenza, dell’avere; sta nel dare alla popolazione ciò che desidera non ciò di cui ha realmente bisogno per progredire sul piano morale, civile e spirituale.

Il mezzo più potente ed efficace, che dovrebbe essere al servizio della cultura e della vera democrazia è manovrato dai centri di potere delle grandi multinazionali i quali sovvertono il pensiero, l’ordine morale della vita e rendono indispensabile alla gente ciò che sempre è stato superfluo. Questo genera tensione, paura, incertezza, diffidenza, inquietudine, angoscia, pessimismo e produce, in un meccanismo di difesa, indifferenza, chiusura in se stessi e insensibilità verso la condizione dell’altro.

La colpa della medicina convenzionale sta nell’esaurire le sue risorse, umane e finanziarie, in un meccanismo fondamentalmente sintomatologico, mentre il suo dovere dovrebbe essere quello di favorire l’indagine sulle cause che generano la malattia; di informare il cittadino e proporre soluzioni che riguardano lo stile di vita, il comportamento dell’uomo. La sua colpa sta nel trascurare totalmente l’importanza dell’alimentazione e lo stile di vita delle persone, mentre questo risulta essere la causa della maggior parte della malattie; sta nel considerare la malattia un evento naturale nella vita dell’uomo e la terapia farmacologica come il principale rimedio possibile.

Sta nella sua sudditanza alle grandi industrie chimico-farmaceutiche che finanziano la ricerca e la formazione del personale medico a vantaggio dell’industria chimico-farmacologica. Sta nell’aver dimenticato l’unità del corpo umano, l’interdipendenza degli organi, degli apparati e di aver suddiviso l’entità umana in settori mediante 1200 diverse branche specialistiche. La sua colpa sta negli effetti iatrogeni dei farmaci che spesso causano più malattie di quante non ne guariscano; sta nella sperimentazione animale che oltre a disumanizzare la medicina e sperperare ingenti risorse umane e finanziare ostacola il vero progresso medico-scientifico.

La colpa delle religioni specialmente quelle fondamentaliste, sta nella loro fossilizzazione a principi ed enunciati dettati da situazioni storicamente contingenti e nella incapacità di adattare gli insegnamenti dottrinali all’evoluzione delle nuove esigenze dello spirito umano: il seme gettato deve diventare albero e dare i suoi frutti. La sua colpa sta nel non aver favorito lo sviluppo del libero pensiero e l’emancipazione delle masse, la versa sensibilità del cuore protesa verso la compassione universale.

Sta nel negare la legge di causa-effetto. Sta nella visione antropocentrica che pone al centro della creazione l’essere umano non la Vita, con la possibilità di disporre della natura e della vita degli altri esseri: questo inclina a convivere con la logica della supremazia del forte sul debole in cui il più dotato ha più diritto di esistere a scapito del più debole. Sta nel proclamare la somiglianza dell’uomo a Dio e favorire l’alimentazione carnea tipica degli animali predatori.

 

“Se l’umanità ha una speranza di sopravvivenza, questa è nel ritrovare un equilibrio con la natura. Il seme di quell’equilibrio è nella saggezza “primitiva” che, strada facendo, abbiamo dimenticato. Non è indispensabile andare lontano per scoprire dei tesori”.

(Tiziano Terzani)

LA CRISI (E LE COLPE) DEI GRANDI SISTEMI