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“Sono libero di mangiare quello che voglio”!

di Franco Libero Manco

Si è liberi di mangiare quello che si vuole, compreso la carne degli animali perché una legge ingiusta lo consente, come un tempo consentiva di frustare gli schiavi e disporre della loro vita.

Ma io sono libero di dire che essere indifferenti alla sofferenza e alla morte di una creatura innocente, per me questa è la vera vergogna.

Si parla di carne come se si parlasse di patate, mentre è una parte del corpo di una creatura che è stata uccisa per quanti ritengono più importante il piacere che la vita e l’agonia dell’animale.

La mancanza di rispetto della vita questa è la vera vergogna. Giustificare le proprie abitudini e i propri piaceri a danno di esseri innocenti, questa è la vera vergogna.

Accettare e giustificare la prigionia fin dalla nascita e la morte violenta di un animale per deliziare il proprio palato questa è la vera vergogna.

La mancanza di sensibilità, l’incapacità di condividere la sofferenza degli altri è il vero cancro del genere umano, ciò che inclina l’uomo ad ogni insensibilità e ad ogni delitto anche tra gli umani.

Approvare e sostenere, che un agnellino, un vitello, un maialino, un coniglio venga fatto a pezzi per i piaceri gastronomici, questa è la vera vergogna, non degna di una società civile.

Difendere l’alimentazione carnea significa rifiutare l’evoluzione della specie, restare ancorati all’alimentazione dell’uomo delle caverne, negare il mutare dei tempi, le nuove esigenze dello spirito umano proteso verso il superamento di una cultura di dominio e distruzione.

Chi considera con sufficienza la scelta vegan si rifiuta di vedere gli effetti devastanti che produce sulla salute umana, sull’ambiente, sull’economia e soprattutto sulla coscienza umana.

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Se sei capace di percepire l’intima essenza delle cose, la bellezza ed il miracolo della vita; se sai dare valore al filo d’erba come alle galassie del cielo;  se sai ascoltare la voce del cuore e aprirti alla compassione verso ogni essere vivente, allora sei parte della nuova progenie umana.

QUANDO I GOVERNI DEL MONDO EDUCHERANNO LE POPOLAZIONI AI VALORI CIVILI, MORALI E SPIRITUALI, DANDO LA PREMINENZA ALLA SENSIBILITÀ DELL’ANIMO UMANO, SOLO ALLORA L’UMANITA’ SI LIBERERA’  DALL’IGNORANZA, DALLE INGIUSTIZIE, DALLA VIOLENZA, DALLA MISERIA, DALLA GUERRA.

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L’immagine di Pitagora come iniziatore del vegetarianismo è legata ai versi delle Metamorfosi di Ovidio, che lo descrivono come il primo a scagliarsi contro l’abitudine di cibarsi di animali, da lui reputata un’inutile causa di stragi, dato che già la terra offre piante e frutti sufficienti a nutrirsi senza spargimenti di sangue.

Ovidio lega il vegetarianismo di Pitagora alla sua credenza nella metempsicosi, secondo cui negli animali non vi è un’anima diversa da quella degli esseri umani. Nella metempsicosi credeva anche Empedocle, il quale a sua volta seguiva la dieta pitagorica e rifiutava il sacrificio di animali.

Platone, nelle Leggi, parla di una felice età arcaica in cui gli uomini avevano un particolare rispetto per la vita e non uccidevano gli animali né per nutrirsene né per offrire sacrifici agli dèi; Platone dice che questi antenati seguivano i modi di vita orfici, ispirati cioè alla figura mitica di Orfeo, il quale viveva in un rapporto di incantamento con gli animali e la natura. Nella Repubblica, Platone prescrive ai membri della città ideale una dieta vegetariana, affinché vivano nella moderazione.

Aristotele sostiene una radicale differenza tra uomini e animali, tanto da escludere la possibilità di una giustizia verso questi ultimi, ma alcuni suoi discepoli, come Dicearco e Teofrasto, affermano invece che uccidere gli animali è ingiusto, perché comporta loro sofferenza e li priva della vita.

“Sono libero di mangiare quello che voglio”!