I suoi occhi grandi e neri sono una tregua da tutto. Mi restituiscono a un mondo giusto, che vorrei solo fosse in ogni dove più buono.

Silvia Bandini

(In foto, Otto. Ospite del FarmSanctuary. Non diverrà mai cibo 💚)

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IL PESCE NON E’ UNA COSA

ma un essere senziente che come noi vuole vivere e non essere ucciso;

come noi percepisce il dolore e il terrore della morte.

La morte del pesce, come quella dei crostacei e dei molluschi, è tra le più atroci e crudeli,

sia che vengano uccisi con l’amo, con la fiocina, l’arpione, il coltello o per asfissia nelle reti.

Il corpo dei pesci va in rapida putrefazione e gli alimenti sono tanto più dannosi per l’alimentazione umana quanto più rapida è la loro decomposizione.

Il pesce è carne grassa e, al pari e di più di ogni altra carne, non adatto al corpo umano.

Nel pesce, come in tutti gli animali uccisi violentemente dall’uomo e poi mangiati, vi è l’angoscia, la paura dell’animale accumulata durante la sua cattura: più e lunga e dolorosa la morte di un animale più è pregna di vibrazioni mortali.

            Nel pesce ci sono concentrazioni di cloruro di sodio che con la cottura possono causare tumori gastrici, ritenzione idrica, gravi idropisie; diossine, piombo, cadmio. Il mercurio che le industrie scaricano nel mare (circa 10.000 tonnellate all’anno) passa facilmente dal pesce nell’organismo umano. Il mercurio è una potente neurotossina in grado di interferire nello sviluppo del cervello riducendo l’intelligenza specialmente dei bambini.

            I pesci sono ricchi di purine (sostanze azotate che aumentano i livelli di acidi urici nel sangue) e di metalli pesanti dovuti all’inquinamento delle acque a causa degli scarichi industriali e fognari. Il pesce contiene le stesse tossine delle carni e può causare, oltre i danni della carne, parassitosi (es. tenia, ascaridi), asma, eczema, prurito, allergie, malattie renali, danni al sistema nervoso, ecc.; può anche trasmettere all’uomo la salmonella, larve di tenia e di ascaridi, né la cottura è sufficiente a scongiurarne i pericoli.

Non vi è alcuna necessità di consumare pesce ma ci sono moltissime ragioni

per smettere di mangiare ciò che danneggia non solo la nostra salute,

il nostro pianeta, la nostra economia, ma soprattutto gli animali e la nostra coscienza.

Nelle pergamene del Mar Morto, scoperte nel 1947, Gesù dice:

“Forse che i pesci vengono a voi a chiedere la terra e i suoi frutti?

Lasciate le reti e seguitemi, farò di voi pescatori di uomini”.

            Se si dovesse pagare il reale valore del pesce e della carne, senza i pesanti sussidi dello Stato agli allevatori e ai pescatori, ben pochi potrebbero permettersi il lusso di mangiare questi prodotti. Tra il 1994 e il 2010 l’unione Europea ha elargito 26 milioni di euro ai circa 130 pescherecci italiani, anche se colpevoli di aver violato spesso le norme sulla pesca.

L’OMEGA 3  nei vegetali: (mg/100)

Olio di lino: 66; Semi di lino: 32; Olio di canapa: 18; Olio di noce: 14; Soia cotta: 11; Olio di soia: 7,60; Noce: 6,50; Germe di grano: 5,40; Semi di zucca: 5; Latte di soia: 4; Fagioli di soia secchi: 1,3; Olio ex. verg. d’oliva: 1; Mandorle: 0,3

OMEGA 3 nel pesce: (mg/100 gr)

sardine fresche 1,73;  anguilla 1,30; aringa fresca 1,09; salmone fresco 0,89; tonno fresco 0,80;

sgombro: 0,73; spigola 0,48; orata fresca 0,46

La condizione che il pesce contenga minime quantità di Omega 3 è che sia fresco, sia stato catturato a mare aperto e che abbia consumato alghe che contengano l’Omega 3.

Non pescare, non mangiare il pesce: vivi e lascia vivere

Associazione Vegan Animalista APS

VAQUITA, NE SONO RIMASTE 8

Nel 1997 erano 570. Nel 2017 ne hanno censite 30, nel 2018 solo 12, lo scorso maggio 10.
Ora ne sono rimaste 8.
Le vaquita vivono esclusivamente nell’area settentrionale del golfo della California, sono delle piccole focene molto timide e schive, negli anni sono state decimate dai pescatori di frodo (e non).
I pescatori posizionano le reti per catturare i Totoaba, la cui vescica natatoria (detta anche “cocaina acquatica”) viene utilizzata nella medicina cinese e raggiunge quotazioni altissime, 30 volte più alte dell’avorio.
Ma nelle reti ci finiscono tutti, in via di estinzione e non.

Nel 2017 un gruppo di esperti aveva pensato di salvare le vaquita ideando l’assurda strategia di recintare un’area di mare per detenerle in cattività, piano miseramente fallito: una femmina catturata è morta per lo stress poco dopo e il progetto è stato abbandonato.

Ora il governo messicano ha messo in atto una nuova strategia: non riuscendo a tenere lontani i pescherecci dal golfo della California, ha fatto affondare 193 blocchi di cemento in mare affinchè ostacolino le reti dei pescatori in acqua.
Ma la soluzione può essere un’arma a doppio taglio, perchè le reti possono impigliarsi nei ganci metallici dei blocchi e diventare ancora più pericolose. Il cemento, inoltre, renderebbe impossibile il recupero delle reti in mare, aumentando il ghost fishing, causando la morte di un numero elevatissimo di animali che possono rimanere impigliati nelle reti fantasma.

Una soluzione che può rivelarsi peggiore del problema, insomma, con un impatto ambientale che rischia di nuocere non solo alle vaquita, ma anche agli altri abitanti del mare e al suo ecosistema.

https://bit.ly/3aiFY27

Basta delfinari

IL PESCE NON E’ UNA COSA