“Natura! Ne siamo circondati e avvolti – incapaci di uscirne, incapaci di penetrare più addentro in lei. Non richiesta e, senza preavviso, essa ci afferra nel vortice della sua danza e ci trascina seco, finché, stanchi, non ci sciogliamo dalle sue braccia.”

(Goethe)

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di Franco Libero Manco

Spesso alla totale chiusura di alcuni al loro carnivorismo si associa il rifiuto a considerare i danni prodotti da una cattiva alimentazione ed in particolare per il consumo di carne, e a nulla serve fare l’elenco dei più accreditati istituti di ricerca del mondo in fatto nutrizionale, citare i molti scienziati indipendenti, i grandi filosofi e uomini illuminati, di spiritualità, di scienza e di cultura che hanno invitato ad evitare la carne come causa di malattie e impedimento di crescita civile, morale e spirituale.

Non serve neppure la scienza dell’anatomia comparata a dimostrare che il nostro organismo non è stato dotato degli strumenti necessari a metabolizzare i prodotti animali senza pagarne le conseguenze. C’è chi si farebbe tagliare un braccio piuttosto che cambiare idea e rinunciare alla bistecca; aprirsi alla realtà dei fatti e capire che l’alimentazione convenzionale sta indebolendo l’intero genere umano: basta guardare all’aumento vertiginoso di malattie, sconosciute in passato quando la carne era un alimento occasionale.

Anche la dimostrazione dell’ottima salute di chi da 50 anni non consuma prodotti animali non serve a farli dubitare di essere eventualmente nell’errore. C’è anche chi per giustificare la propria posizione ricorda che Hitler era vegetariano, come se questo .scagionasse il proprio carnivorismo. Hitler era sicuramente un criminale, ma non un fesso: aveva capito che la carne fa male. Comunque a dire del suo confidente architetto Albert Speer, Hitler era ghiotto dei salsicce di maiale e ravioli alla carne e probabilmente nel periodo in cui era ammalato adottava la dieta vegetale.

Quindi nulla di nuovo sotto il sole. Tutte le grandi innovazioni di pensiero e di coscienza hanno i loro oppositori. Anche  parlasse lo Spirito Santo ci sarebbe sempre qualcuno  disposto a dire “non sono d’accordo”. E’ nella natura umana non avere mai il cento per cento di consensi; ma si resta sconcertati  quando in una proposta, che mira al bene di se stessi e del contesto, al bene si preferisce il male, all’armonia il caos, alla salute la malattia; purché questo riguardi gli altri.

La nostra coscienza di impone di seminare, e il seme gettato germoglia a seconda del terreno su cui cade; se il terreno è fertile germoglia subito, se il terreno è duro germoglierà domani e se cade sulla pietra è possibile che germogli in un’altra vita. Ma la sofferenza causata a migliaia di creature innocenti avrà sicuramente riscontro nei piani dello spirito.

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“La bellezza della natura suscita in me questo sentimento; un sentimento non so se di gioia, di tristezza, di speranza, di disperazione, di dolore o di piacere. E quando arrivo a questo sentimento, mi fermo. Già lo conosco, non cerco di sciogliere il nodo, ma mi accontento di questa oscillazione.”

(Lev Tolstoj)

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