Ognuno porta in sé un mondo. – A. de Musset
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IL RIFIUTO DELLA CARNE COLTIVATA NEGA L’EVOLUZIONE
di Franco Libero Manco
Vietare la carne coltivata è la più miope e oscurantista decisione governativa. Questo dimostra quanto siano potenti le lobby agroalimentari, zootecniche e chimico farmaceutiche in grado di condizionare le scelte politiche e opporsi anche alla scienza che ci consentirebbe di uscire dalla millenaria vergogna macellatoria che causa fiumi di sangue e tormenti inenarrabili agli animali. Quando la smetterete di anteporre il profitto al progresso sociale? Come è possibile che i nostri governanti si rifiutano di considerare gli effetti devastanti della carne sulla salute umana con la mostruosa abitudine di mangiare cadaveri di animali che oltre a causare 300 mila morti ogni anno solo in Italia dissipa ingentissime somme di denaro? Come è possibile opporsi ad una inevitabile contingenza storico sociale? Non capire che per sfamare un’umanità in crescita esponenziale occorrerà spianare le ultime foreste, fino all’ultimo albero per far posto agli allevamenti e mangimi per animali? Possibile che non capiscano(?) che per un solo kg di carne bovina si sacrificano 12 mq di foresta? che l’industria della carne consuma più acqua e inquina più di ogni altro settore commerciale? che la cultura della carne brutalizza la sensibilità umana perché giustifica il dominio del forte sul debole? che questa decisione irresponsabile e retrograda incoraggia maggiormente il consumo di un prodotto che sta portando l’umanità al decadimento fisico (oltre che morale) a causa dei danni collaterali che produce? Mentre i governi guardano con la lente di ingrandimento gli spiccioli da sottrarre al cittadino per far quadrare i conti non vedono la montagna del costo della spesa sanitaria che ha raggiunto la cifra stratosferica di 116 miliardi di euro l’anno (gli italiani spendono ogni anno 32 miliardi per le cure mediche: 2500 euro circa a famiglia). Questo popolo non ha il governo che si merita. SPERO CHE IL MOVIMENTO ANIMALISTA REAGISCA CON UNA GRANDE MANIFESTAZIONE DI PROTESTA.