Non c’è niente di male
a vivere una vita che
gli altri non capiscono.
🖋 J. Woginrich

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COERENZA: VIRTU’ RARA, SOPRATTUTTO TRA I GRANDI

“La facoltà di delegare altri a commettere ciò che ci ripugna

è la causa della maggior parte dei delitti” (Seneca)

di Franco Libero Manco

            La capacità di essere coerenti tra ciò che affermiamo a parole e il nostro comportamento, più di ogni altra qualità caratterizza la maturità di un individuo e ciò che maggiormente ci rende affidabili. La credibilità di un uomo si misura proprio dalla chiara e forte coerenza tra teoria e pratica dei suoi presupposti ideologici.

            In teoria tutti siamo saggi, avveduti, corretti ma nella pratica, come diceva un filosofo, “Se si andasse in fondo alle cose si avrebbe pietà perfino delle stelle”. Che valore ha un uomo incoerente con i suoi ideali, che a parole afferma un principio e che nella pratica lo smentisce? Dimostra di non credere in ciò che afferma, di non avere la giusta volontà e il coraggio delle proprie idee; dimostra di essere debole, incerto, succube delle sue stesse esigenze fisiche, dei priori piaceri, delle proprie debolezze.

            Nulla come il piacere della gola mette in crisi la coerenza umana. Mangiare carne richiede l’uccisione di un animale, che significa infliggergli, oltre alla sofferenza della privazione della libertà e l’agonia della macellazione, l’ingiustizia suprema della privazione per sempre dell’unico suo bene, la vita. Ebbene, mi chiedo se i personaggi più influenti, più in vista nella scena sociale come il papa, il presidente della repubblica, il presidente del consiglio e le alte sfere della politica, della cultura, della scienza avrebbero il coraggio di essere coerenti con i principi di giustizia, di rispetto che proclamano  uccidendo con le proprie mani l’animale che mangiano a tavola, senza sottrarsi all’orribile scena di sangue, alle urla di dolore e ai contorcimenti dell’animale durante la sua uccisione?

            Se il Papa, il Presidente della Repubblica, il Presidente del Consiglio  o chiunque altro ritiene giusto, lecito, normale mangiare la carne, per coerenza dovrebbe avere il coraggio di uccidere la preda senza delegare  ad altri l’ingrato compito; anche se difficile immaginare il papa con un coltellaccio in mano intento a tagliare la gola ad un agnello perché di insensibilità ne serve parecchia e dimostrerebbe l’incoerenza morale. Immaginiamo pure qualunque altra persona impegnata nel sociale, più o meno nota, che si riempie la bocca di parole come “amore, rispetto, diritti, libertà, giustizia” ecc. Questi non contraddicono forse se stessi quando per le loro scelte gastronomiche causano indirettamente ad un essere indifeso e innocente azioni che sono agli antipodi di ciò che proclamano?

            Mangiare carne di animali significa legittimare, giustificare, accettare la loro uccisione. Se tali personaggi, ai quali la gente comune fa riferimento, hanno il coraggio di accoppare l’animale, dissanguarlo, farlo a pezzi e cucinarlo, allora a mio avviso non sono persone adatte, per qualità morali e sensibilità umana, ad occupare posti preminenti. Se invece ritengono che sia un compito adatto ad altri, a chi ha l’insensibilità e la durezza di cuore a prestarsi a simili macabri, crudeli usanze, allora dimostrano di essere incoerenti tra ciò che considerano ingiusto, violento, malvagio e ciò che causano con le loro scelte.

            Ma la sofferenza animale, legata all’alimentazione umana è, per la stragrande maggioranza degli umani, compresi i personaggi più noti, un problema inesistente, un fatto senza importanza, che non merita considerazione, che non rientra tra le problematiche morali, esistenziali, sociali. Ma noi vogliamo mettere sotto il loro naso questa tremenda realtà alla quale pateticamente si sottraggono.

            Il prete, il ministro,  il magistrato se sono convinti che l’animale è capace di soffrire quando viene privato dalla libertà e della vita come si giustificano davanti alla loro coscienza? Se invece non credono che l’animale percepisce il dolore provino a pestare una zampa ad un animale che sicuramente restituirà la cortesia con un morso poderoso e una sonora incornata.

            Il sangue che scorre nelle vene dell’animale è rosso come il loro sangue; le loro membra percepiscono il dolore come le loro membra; il suo cuore pulsa come il loro cuore. Non si nascondano dietro pietose e arcaici concetti, come “Così è sempre stato”, “Gli animali sono fatti per questo” “Abbiamo bisogno di mangiare la carne…” perché noi li svergogneremo: smonteremo i loro concetti, ad uno ad uno, dimostrando loro quanto sono percettivamente chiusi, moralmente asfittici, spiritualmente paralitici, razionalmente autolesivi. Voi diteci chi sono coloro che invitano a mangiare la carne degli animali (Calabrese, Cannella, Del Toma…) noi vi diremo chi sono coloro che dicono di sottrarsi a questa pratica dannosa e crudele (Leonardo, Gandhi, Veronesi…)

            Non c’è rivoluzione più grande della nostra, né mai ce ne sarà un’altra uguale perché supera la sfera dell’umano e si estende, coerentemente, in tutta la sua benefica bellezza, compassione  e amore a tutto ciò che vive. Noi vogliamo liberare gli uomini prigionieri di se stessi, e liberare i prigionieri dagli uomini. Loro sono  la nostra tristezza, la nebbia del mondo; noi la luce, la speranza degli “ultimi”; loro sono il passato, noi il futuro. Loro  appartengono ad una specie in via di estinzione, noi siamo la generazione della nuova umanità rinnovata nella mente, nella coscienza, nel corpo, nello spirito. Mentre loro sono innamorati del loro stomaco, noi siamo Universalisti, innamorati dell’armonia, del bene, della vita.

            Voi personaggi di primo piano del sociale e voi tutti di primo, secondo e terzo piano, uomini e donne che non nomino, se ritenete giusto, buono, salutare mangiare carne di suino (come di qualunque altro animale che arriva sulla vostra tavola) siate coerenti con voi stessi: date pubblica dimostrazione di come si uccide un animale, fateci vedere il coraggio che si addice ai condottieri, mostrateci come si affonda un coltellaccio nelle viscere e nel cuore di una animale immobilizzato dalle catene e dal terrore, allora soltanto dimostrerete di essere coerenti tra ciò che dite a parole e ciò che fate in pratica. E mentre date prova di così ardimentosa e ammirevole coerenza guardate negli occhi la vittima e ringraziate il vostro dio per essere così buono e magnanimo verso gli umani e così insensibile e crudele verso gli animali.

Mi raccomando, a Natale strafogatevi pure di agnello (o pesci, astici, anguille, maialini arrosto ecc.) nascondendo le vostre scelte violente dietro la scusa della tradizione, della macellazione etica, del gusto a cui non si rinuncia, del leone che sbrana la gazzella.

Rita Ciatti

 

COERENZA: VIRTU’ RARA, SOPRATTUTTO TRA I GRANDI