“Un giorno tu ti sveglierai e vedrai una bella giornata. Ci sarà il sole, e tutto sarà nuovo, cambiato, limpido. Quello che prima ti sembrava impossibile diventerà semplice, normale. Non ci credi? Io sono sicuro. E presto. Anche domani”
(F. Dostoevskij)
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Il cuore sceglie ciò che si mangia
Ogni scelta, ogni azione nasce prima nella mente, da un pensiero astratto, mai disunito dalla parte emotiva della persona.
Non è possibile separare le componenti fondamentali dell’entità umana, (fisica, mentale, emotiva e spirituale) che interagiscono simultaneamente, come non è possibile che uno dei componenti sia assente del tutto
Tra la mente, la sfera emozionale e la dimensione spirituale ci può essere una differenza di livello, di grado, di intensità e quando prevale la parte razionale su quella emozionale e spirituale la persona si può manifestare insensibile verso la sofferenza degli altri e spesso crudele.
Anche il senso critico può essere limitato, offuscato dalla propria egoistica visione delle cose, ma mai assente del tutto.
Da questo si può dedurre che il modo di alimentarsi di un individuo, la scelta del cibo che mangerà, rispecchia fedelmente la sua evoluzione integrale
Mangiare frutta oppure carne non è la stessa cosa, sono sostanze diverse che producono effetti differenti: l’una è il dono benefico e pacifico della natura che produce benessere, pace e vita, è cibo benedetto, ricco di energia cosmica, dei raggi caldi e benefici del sole; l’altra è cibo intriso di sofferenza, il risultato di una violenza che produce dolore e morte.
Di fronte alla possibile scelta tra frutta o carne la mente fa percepire la differenza di sostanza tra i due alimenti ma è il cuore che fa scegliere all’individuo l’alimento che soddisfa il suo egoistico piacere
La carenza di senso critico da parte del popolo e l’incapacità di valutare gli effetti (a breve e a lunga periodo) delle proprie scelte è stata da sempre causa di grandi sventure, ciò che ha favorito l’insorgere delle più feroci tirannie.
Quando il macellaio stacca un arto ad un povero animale o il cuoco sviscera un pesce o la massaia seziona un pollo, la scarsa sensibilità e l’incapacità di condividere il dolore della vittima li rende incapaci di considerare la differenza sostanziale tra un animale e un sacco di patate.
Ma l’insensibilità viene da lontano: dipende dal proprio stadio evolutivo, da fattori genetici, dalla cattiva educazione, dalla banalizzazione dei crimini attraverso i mass-media, films e video giochi violenti, dalle droghe, dallo svilimento del sesso, dalla mancanza di ideali positivi, dal vuoto dell’esistenza e, tra le ultime, dalle musiche hard rock, heavy metal, techno che danneggiano il sistema nervoso ed anche il senso morale dell’individuo.
A tal proposito interessanti sono stati gli esperimenti di Findehorn e di Masaru mediante i quali hanno dimostrato che queste musiche facevano addirittura morire le piante
Io non credo nella santità di tanti uomini canonizzati dalla Chiesa che non hanno avuto né l’intelligenza di capire che il comando “Non ammazzare” non era riferito solo all’essere umano, nè la sensibilità di estendere il sentimento dell’amore anche agli animali.
Dio non può contraddire se stesso: o è un dio di misericordia oppure è indifferente alla sorte delle sue stesse creature.
Ma ritengo che Dio possa rendere santo chi vuole e che molti animali, per gli stessi meriti dell’uomo, possano essere santificati.
La decisione di essere vegani si sviluppa sempre su un “terreno” già fertile: ad alcuni basta una sola e prima nozione di etica animalista per aderire totalmente all’ideale della non violenza universale; chi invece ha bisogno di maturare a lungo tale decisione e chi, purtroppo, infischiandosene del dolore e della vita degli altri esseri viventi (e anche del danno che la carne produce) continua tutta la vita ad alimentarsi in modo sbagliato, con alimenti scavafossa (come dice il dr. Valdo Vaccaro).
Ciò che maggiormente impedisce all’individuo di aderire alla nostra filosofia è la difficoltà ed il rifiuto a rinunciare a certi “piaceri” della gola: scopo principale di esistenza per gran parte di coloro che non guardano oltre il loro ristretto ed egoistico campo visivo.
Le motivazioni di chi sceglie un prodotto alimentare invece di un altro possono essere molteplici: c’è chi diventa vegano per motivi etici, chi salutistici, chi ecologici, chi economici
L’aspetto salutistico richiede conoscenza del problema: se non si è preparati in tal senso si rischia di finire con le spalle al muro, a meno che non si resta su posizioni generali, cioè la semplice, lampante e inconfutabile dimostrazione della nostra ottima salute.
Chi sceglie di essere vegano per motivi salutistici (una ristretta cerchia di individui) lo fa perché già vittima di gravi malattie o per paura di incorrere alle molte patologie dichiaratamente correlate al consumo di prodotti di derivazione animale.
Mentre la stragrande maggioranza dei giovani, che non si cura affatto della salute, è più incline a considerare l’aspetto etico del problema: ritiene la malattia un fatto che riguarda principalmente gli adulti e gli anziani.
Se non si è vegani per amore e per motivazioni etiche raramente si riesce ad essere coerenti e per lunghi periodi in tale scelta di vita
L’aspetto etico è il nostro fiore all’occhiello, la nostra forza, il cardine del movimento universalista, l’aspetto più evoluto del pensiero dei grandi uomini di spiritualità che fin dall’antichità hanno gettato le basi per questa grande rivoluzione d’amore universale: la chiave per aprire ogni cuore, ciò che renderà vincente la nostra battaglia in difesa dei più deboli e consentirà all’uomo di realizzare un mondo migliore.
ERO SOLO UN GATTO
Ero solamente un gatto
e mi han preso a bastonate
vorrei scrivere parole
per la pena che mi fate.
Ero solo un gatto
e giravo allegramente
mi hanno ucciso in un istante
senza aver mai fatto niente.
Ero solamente un gatto
mi dicevan che ero bello
a interrompere l’esistenza
ci ha pensato qui un bidello.
Ero solamente un gatto
e volevo andare a scuola
non abbiamo sette vite
forse anche noi una sola.
– Vincent –
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