Ogni volta che Herman assisteva alla macellazione di animali o alla pesca, compiva sempre la stessa riflessione: nel loro comportamento verso queste creature, tutti gli uomini erano dei nazisti. L’indifferenza con la quale facevano ciò che volevano di tutte le altre specie esemplificava la più razzista delle teorie: il diritto del più forte.
(Isaac Bashevis Singer)
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LASCIA VIVERE I PESCI E LA TUA SALUTE NE GUADAGNERÀ
A VOLTE CHIUDIAMO UN OCCHIO MENTRE NON SI DOVREBBE
A volte ci si lascia un po’ andare.
A volte si va cercare la mini-polemica coi migliori amici tanto per farlo.
Fatto sta che, in occasione di una mia conferenza all’AVA di Roma, mi trovai a non calcare troppo la mano sul pesce, non tanto per difendere una mia tendenza a trasgredire che non esiste affatto, quanto per una forma di comprensione nei riguardi delle tante popolazioni rivierasche ed insulari italiane e mondiali, abituate da millenni al piatto di pesce e di crostacei marini, e anche un po’ per rendere meno rigorose e rigide le nostre posizioni vegan-crudiste tendenziali e comunque sostenibili.
NOBILTÀ D’ANIMO E SENSIBILITA’ STANNO AL PRIMO POSTO
Ricordo in particolare una conferenza a Roma intorno al 2010.
Alla mia battuta secondo cui i pesciolini si mangiano pure tra di loro e che il sacrificio di una piccola alice non sarebbe un fatto ultra-drammatico, Franco Libero Manco intervenne ricordandomi che non è la dimensione dell’animale a contare, e nemmeno i suoi giorni probabili di vita importano, quanto l’atto violento e immorale in sé.
Anzi, togliere la vita a un essere vivente che ha soltanto una settimana o un mese, a un a creatura che ha poche chances a disposizione, può costituire un fattore ancora più aggravante e crudele.
Nulla da eccepire, aveva ragione Franco Libero.
Gli obiettai però che ad ogni sua uscita in auto pure lui faceva fuori migliaia di moscerini dotati di vita media brevissima.
A mente fredda, appare chiaro che se due vogliono baruffare tanto per farlo ci riescono sicuramente, a discapito della chiarezza.
Tengo a precisare che, da sempre, mi sento amico di tutti i viventi di oggi e di ieri, di tutti gli animali di terra e di acqua senza grosse distinzioni.
Valga, a conferma che siamo perfettamente in linea, lil nostro articolo co-firmato “Il pesce fa bene a chi lo vende” pubblicato sul sito Vegan3000, o anche la mia tesina “Omega3, B12, scarti di pesce e bucce di banana” del 10/10/2010.
IL PIATTO DI PESCE NON È LEGGERO, NON È SALUBRE E NON È INNOCENTE
E Franco Libero mi ha inviato proprio ieri 17 giugno un articolo che tocca proprio tali argomenti, intitolato “Lo spauracchio degli Omega3”.
Un articolo brillante e documentato come al solito.
Copiarlo di sana pianta sarebbe banale.
Basta andare sul suo sito e ognuno se lo trova nella versione originale.
Alcuni concetti però è giusto riproporli pure qui.
La gente col caldo va al mare, va in crociera e tende a concedersi il piatto di pesce, pensando di garantirsi un buon apporto di proteine e di Omega3.
E magari ha pure l’impressione di farsi un bel regalo in termini di leggerezza, di salute e di innocenza, quasi che il piatto di pesce si differenziasse da quello solito di carne.
TROPPI NUTRIZIONISTI DI REGIME PRONTI A ESALTARE GLI OMEGA 3
Pur non volendo far saltare i piani dietetici della gente, né arrecare danno economico ai tanti ristoratori che vivono di questa attività, sono costretto per chiarezza e amore della verità a dire come stanno le cose, anche per un minimo di par condicio informativa, visto che i nutrizionisti televisivi fanno a gara a raccomandare il buon piatto di pesce almeno o 2-3 volte la settimana “per garantirsi la propria quota di Omega3”.
Nessun dubbio sul fatto che noi stiamo dalla parte di tutti gli animali di terra e di acqua, per cui la bocciatura totale riguarda tutti i tipi di carne indistintamente, sia sul piano etico-morale che su quello della salute.
Lo dimostriamo coi fatti e contiamo pure sul competente parere degli esperti indipendenti e trasparenti, mossi da interesse per la scienza e da amore per l’ecosistema, e non da altri interessi diversi di tipo pecuniario o politico.
IL CRUDISMO NON È ADATTO ALLA CADAVERINA
Carne e pesce vanno ovviamente cotti per motivi di sicurezza.
Chi si illude di poterli mangiare crudi grazie all’aggiunta di tanto sale e pepe non fa altro che procurarsi un triplo danno, rovinandosi come minimo fegato, sistema digestivo e sistema immunitario.
Il crudismo vale ovviamente per frutta e verdura, non certo per le proteine animali (ammesso che esse abbiano davvero valore alimentare in qualsiasi forma e formula le vogliamo considerare).
Per spingere la massa a consumare sea-food, si continua a martellarla con la scusa degli Omega3.
Nessuno spiega però che, per motivi di sicurezza e di gusto il pesce deve essere cotto e che con la cottura si deattivano gli enzimi digestivi.
E nessuno spiega che, comunque sia, il contenuto in Omega3 è in realtà scadente, e non ricco, nella maggioranza dei pesci, inclusi quelli delle acque marine fredde.
IL PESCE NON È LA MIGLIORE FONTE DI OMEGA3
Le sardine fresche in Omega3 valgono 1,73 (mg/100 g), anguilla 1,30, aringa fresca 1,09, salmone fresco 0,89, tonno fresco 0,80, sgombro 0,73, spigola 0,48, orata fresca 0,46.
Se raffrontiamo tali dati con molti vegetali a disposizione c’è davvero da sbalordirsi.
L’olio di lino in Omega3 vale 66 (mg/100 g), semi di lino 32, olio di canapa 18, olio di noce 14, soia cotta 11, olio di soia 7,60, germe di grano 5,40, semi di zucca 5, latte di soia 4, fagioli di soia secchi 1,3, mandorle 0,3.
Da questo se ne deduce che, se l’assunzione di Omega3 per una dieta di 2000 kcal è pari a 4,4 g/die, per raggiungere questo quantitativo è necessario consumare giornalmente: 1,1 etti di sardine fresche, oppure 1,3 etti di anguilla, oppure 1,5 etti di tonno, oppure 2,2 etti di aringhe, oppure 3,5 etti di spigole, oppure 4,4 etti di storione, oppure quantitativi spropositati di altri pesci a più basso contenuto di Omega3.
MAGGIORE EFFICIENZA DEGLI OMEGA3 DA CIBO VEGETALE
Una recente ricerca medico-scientifica condotta su oltre 19.000 persone, alla fine dell’anno 2010 in Gran Bretagna, i cui risultati sono stati resi noti in un articolo apparso sull’American Journal of Clinical Nutrition, rileva che l’assunzione di Omega3 è più efficiente se gli Omega3 stessi provengono dai vegetali.
Infatti vegetariani e vegani provvederebbero autonomamente alle proprie necessità di acidi grassi essenziali Omega3 a lunga catena.
IL CORPO UMANO NON NECESSITA DI PESCE
C’è poi da porsi una domanda sulla effettiva necessità umana di assumere Omega3, e sulle controindicazioni che non mancano affatto.
Anche a livello concreto, sappiamo benissimo che il prof David Servan-Schreiber, simbolo mondiale degli Omega3, ne faceva larghissimo uso, oltre che un grosso business.
Per quanto fosse ricco, stimato nelle diverse università francesi-americane e canadesi dove insegnava, per quanto attorniato dai migliori team medici possibili ed immaginabili, e per quanto avesse scritto diversi tesi sul come evitare il cancro, se ne andò a 49 anni soltanto, per cancro al pancreas.
CORRELAZIONI TRA OMEGA3 E CANCRO
L’American Cancer Society ha valutato alcuni studi sulla correlazione tra Omega3 e cancro.
“La famiglia degli acidi grassi Omega 3 non riduce il rischio di cancro, anzi, elevati livelli di queste sostanze nel sangue possono aumentare il rischio di cancro della prostata negli uomini.
Alcuni studi hanno collegato l’assunzione di Omega 3 ad un maggior rischio di diabete di tipo 2.
Dal 1980 al 1988 sono state seguite 34.000 donne che assumevano olio di pesce; quelle che consumavano una quantità maggiore di acidi grassi Omega3 non hanno mostrato un rischio minore di cancro del colon retto, anche se avevano meno tumori benigni e di dimensioni più ridotte.
Un prolungato uso di integratori a base di olio di pesce può provocare carenze di vi.t E e tendenza all’anemia, e l’olio di fegato di merluzzo potrebbe portare a livelli tossici di vit. A e D.
Nel 2006 sono stati riconsiderati gli studi condotti in 40 anni sugli effetti degli acidi grassi omega 3 e non è stato rilevato un effetto preventivo nei confronti del cancro.
Tuttavia una ricerca condotta nel 2010 su 55 pazienti con poliposi adenomatosa familiare si è visto che dopo 6 mesi i polipi si erano ridotti di numero e di dimensione”.
GLI INTEGRATORI NON RIDUCONO AFFATTO LE PATOLOGIE CARDIACHE
Un articolo pubblicato su Journal of the American Medical Association dice: L’assunzione di integratori di Omega3 non è stato correlato ad una diminuzione del rischio della mortalità per attacco cardiaco, infarto del miocardio o ictus.
In un altro studio apparso nel 2013 su New England Journal of Medicine si legge: Nei pazienti con fattori multipli di rischio per malattie cardiovascolari, il trattamento quotidiano con questi acidi grassi non riduce la mortalità. (notizie tratte da Terra Nuova n.288 di novembre 2013).
SBAGLIARE CARBURANTE COMPORTA SOLO DANNI ALLA PROPRIA SALUTE
Si è molto parlato negli ultimi anni di EPA (EicosaPentaenoic Acid) e di DHA (DocosaHexaenoic Acid), come acidi grassi semi-essenziali della serie Omega3.
La paura diffusa dal sistema è che nelle diete vegan manchino fonti dirette di EPA e DHA.
Ma c’è chi è vegan da tutta la vita e non ha mai avuto carenze di questo tipo.
La stragrande maggioranza del genere umano non consuma o non ha mai consumato pesce e vive in buona salute.
Logica e buon senso impongono di far riferimento alle leggi naturali in cui ogni organismo vivente è progettato per funzionare con un determinato “carburante”.
La nostra conformazione fisiologica è simile a quella dei primati antropoidi, che sono vegetariani.
I primati non mangiano pesce per garantirsi gli Omega3.
Sbagliare carburante significa inevitabilmente danneggiare la propria salute.
CI SONO MODI PIÙ CIVILI E SALUBRI PER RISOLVERE L’ISTINTO DEL SALATO
Devo ammettere che il mio adorato nonno Marchìn, prima di partire per i boschi dei Conti di Prampero in Tavagnacco, per il taglio della legna, si infilava nella tasca un sardellone che lui stesso aveva cotto sulla brace.
Pesce, mela, tozzo di pane, quattro foglie di pan e vin e due bicchieri di vino erano il suo carburante della giornata.
Come mai piace tanto il sapore salato del pesce? Non sarà che in qualche modo la natura ci indica a modo suo un certo segnale?
In effetti, l’uomo è caratterizzato, o se vogliamo perseguitato dall’istinto del grasso, dall’istinto del dolce e dall’istinto del salato.
Ma non esistono scuse.
La sua abilità consiste nell’imparare e nel sapersi evolvere, mettendo a frutto le proprie esperienze positive.
L’istinto del grasso si risolve oggi con l’olio di oliva e con l’avocado.
L’istinto del dolce si risolve con datteri, uva sultanina, frutta dolce e banane.
L’istinto del salato si risolve con le varie creme di olive e di carciofi che, spalmate su pane e radicchio, o su pane e pomodori, soddisfano magnificamente il palato, la digestione e la propria autostima, non rendendoci schiavi di un povero pesciolino a cui è stata tolta brutalmente e ingiustamente la vita, l’unico capitale che al mondo possedeva.
DIO NON AMA CHI UCCIDE, VALE ANCHE PER I PESCI
Sotto l’aspetto etico la sardina non ha meno importanza di un manzo.
“Non è la mole fisica che dà valore a un essere vivente.
Se potessimo udire il dolore delle creature marine il loro grido squarcerebbe le fondamenta della terra”, dice Franco Libero.
Che dire poi della persecuzione subita dalle magnifiche balene, o della mattanza impietosa dei tonni.
È un po’ la stessa cosa che avviene quando il pescatore stacca bruscamente l’amo dalla bocca della sua malcapitata vittima.
Spesso mi capita di raccontare le brutture che ho visto nei macelli di campagna, dai maialini piangenti e urlanti inseguiti e sgozzati all’istante senza alcuna pietà, alle anatre decapitate che continuavano a caracollare per decine di minuti in giro per il cortile, alle povere galline sforellate con le forbici da un orecchio all’altro per dissanguarle meglio.
Non ho raccontato abbastanza invece dei banchi riservati al pesce nei supermercati di Hong Kong.
Vedere le clienti indicare la vittima prescelta nelle vasche d’acqua salata, e il macellaio prendere il pesce dall’acqua e tagliarlo a metà con abilità e risolutezza, oltre che col sorriso sulle labbra, come si trattasse di un gioco divertente.
Vedere la cliente andarsene felice e serena mentre nella sua borsa il pesce ferito a morte ma non ancora esausto continua a saltellare, non sono cose facilmente cancellabili dalla mente.
Vedere, in un ristorante di lusso di Singapore i gamberetti immersi vivi nel cognac e fritti vivi sotto gli occhi del cliente, mentre piangono di disperazione e di dolore, non sono cose dimenticabili.
NOTA LEGALE: QUESTA NON È CURA MEDICA (THIS IS NOT A MEDICAL CARE BUT A SIMPLE HEALTH SCIENCE-NATURAL HYGIENE FREE OPINION).
“Mamma, raccontami ancora di quando le persone hanno smesso di uccidere gli animali per mangiarli.”
La storia che studieranno le prossime generazioni la stiamo scrivendo noi adesso. Facciamo in modo che sia una storia migliore per tutti gli esseri viventi.
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