“La sfida lanciata dai diritti animali è molto semplice: tratta gli animali con lo stesso rispetto con cui vorresti essere trattato tu. Un’idea genuinamente rivoluzionaria” (Jeremy Rifkin)
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L’INCOMPRENSIBILE SILENZIO DI DIO
(ovvero, lettera di protesta al Creatore)
Non v’è crimine al quale l’uomo sia rimasto incolume,
aberrazione che non abbia imparato
a considerare con indifferenza:
sull’inesausta malvagità umana
e sulla crudele legge naturale
incombe inesorabile il silenzio di Dio.
Da tempo immemore e con furia crescente
l’uomo massacra i suoi simili,
tormenta gli animali, distrugge la natura
e il pianto delle vittime sale inascoltato
verso un dio cieco, sordo,
chiuso nel suo assordante, ostinato silenzio.
Ma Dio non ha orecchie, occhi e bocca
per avere il nostro stesso sentire.
La Legge che governa la natura, o Dio taciturno,
è spietata, crudele, mostruosa, sanguinaria.
Ogni creatura vive nel terrore costante di essere uccisa
ed è guardando alla Legge della vita
che l’uomo è divenuto il peggiore delle belve.
Sei tu l’artefice di tale Legge?
Perché taci quando le tue creature
soccombono impotenti alla guerra, alla fame,alle malattie?
quando gli innocenti, gli indifesi, i deboli
gridano la loro disperazione?
Dove sei quando i tuoi figli più ignari e miti
vengono trucidati a miliardi nei mattatoi,
nei boschi, nei mari,
nella più oscura, abissale, sistematica freddezza?
E’ la Legge che impone l’indifferenza
verso la sorte dei viventi?
Le vittime urlano il loro incomprensibile dolore
ma Tu non muti la Legge, ad ogni costo:
il tuo silenzio, come una tremenda punizione karmica,
cala inesorabile, anche sul peggiore dei delitti.
Io posso capire il male degli uomini,
frutto del loro insano operare,
ma la legge della natura che impone il divorarsi a vicenda
non è opera umana: ma tua.
Forse è la sofferenza che fa emergere i viventi
dai fondali della materia inerte?
Ma questo giustifica il tuo silenzio?
Se tu sei un Dio d’Amore
come giustificare l’ineluttabile imposizione all’esistenza?
Noi, tue impotenti e fragili creature,
immerse nel tempo che tutto inghiotte e cancella,
possiamo anche dubitare della tua stessa esistenza,
possiamo inveire, imprecare, urlare il nostro sconforto,
possiamo supplicare il tuo aiuto:
l’intero universo può deflagrare
senza farti uscire dal silenzio.
Tu parli attraverso le tue opere?
Il vento, il mare, la terra non danno risposte.
Le tue creature nascono cercandoti, crescono invocandoti
e muoiono nella speranza di un segno che non arriva.
Quale padre assisterebbe indifferente
al vicendevole sterminio dei suoi figli?
Quale padre stabilirebbe come legge di sopravvivenza
quella della sopraffazione del più debole?
Forse il male che incombe
è solo l’effetto di una causa?
Forse tutto è conseguenza?
Forse la stessa forma fisica degli uomini,
come degli animali predatori (programmati per uccidere),
è l’effetto visibile del loro contenuto energetico?
Ma quando la vita è crudele
sei tu che sei crudele perché nulla avviene
al di fuori del Tutto in Dio,
in cui non ci può essere errore?
Tu non parli e il tuo silenzio è fonte di tormento.
Ma io ti imploro ugualmente, ovunque tu sia,
chiunque tu sia,
anche se la mia preghiera
resterà comunque senza risposta;
ti imploro per tutti coloro che soffrono,
per tutti coloro che non possono implorarti,
per tutti coloro che amano la vita:
dacci un segno della tua presenza,
facci capire il motivo del tuo ostinato silenzio,
convincici che tutto ciò che accade sulla terra
si verifica per il nostro tesso bene.
Dimostraci che non sei indifferente
al pianto delle tue creature,
che non sei così distante, così irremovibile
e forse capiremo che attraverso noi ti esprimi,
che attraverso noi piangi, ti disperi e gioisci,
perché noi siamo parte di Te, da sempre,
da prima del tempo e delle cose,
e quando imprechiamo sei tu che imprechi,
e quando doloranti e sfiancati ti
domandiamo il perché del tuo silenzio
forse tu non rispondi perché
non siamo ancora in grado di capire la risposta,
forse perché non le urla, non i gemiti, non le risa,
ma il silenzio è il linguaggio di Dio.
Ma questo non basta a consolarci.
Franco Libero Manco