“Noi non vediamo le cose come sono; le vediamo come siamo noi” Anais Nim

(Myriam Jael Riboldi)

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MIGRANTI, L’INEVITABILE EFFETTO DI UNA CAUSA

di Franco Libero Manco

Il dramma quotidiano dei migranti è la dimostrazione tangibile che tutto è inevitabilmente connesso, al punto che disinteressarsi delle condizioni di una parte del Tutto significa compromettere l’armonia dell’intero organismo. Può sembrare semplicistico parlare del dramma delle migrazioni in termini di coscienza, ma ciò che succede di negativo nel mondo è conseguenza dei grandi sistemi economici improntati al profitto e soprattutto dell’indifferenza umana verso chi soffre. La visione di noi universalisti ci porta alle cause che determinano le tensioni sociali che sempre risiedono nella coscienza umana malata, priva o scarsa di solidarietà e compassione verso i più bisognosi.

L’umanità è identificabile ad una grande massa relegata in una sala semibuia e gremita in cui solo pochi componenti, più forti e furbi, hanno occupato l’unico lato dotato di finestre; in tale contesto è consequenziale che il resto della comitiva cerchi di spostarsi verso zone che consentono la luce, l’aria, la sopravvivenza. La soluzione di porre barriere di separazione per impedire alla massa disagiata di avvicinarsi alle aree illuminate è fatalmente improduttiva dal momento che resta uguale il numero dei pochi elementi fortunati mentre i disagiati aumentano continuamente di numero e che il sopravvento è solo questione di tempo.

L’unica soluzione possibile è quella di aiutare la massa disagiata ad aprire “finestre” nei lati oscuri dell’ambiente in modo da ridurre i conflitti interni. E di questo progetto possono farsi carico solo i governi e grandi capitalisti che dovrebbero intuire che i loro stessi interessi sono in pericolo e che l’unica soluzione è quella di investire nelle zone più indigenti del pianeta in modo che le popolazioni più povere possano trovare sostentamento e dignità di vita senza la necessità di fuggire dalla miseria, persecuzioni, dittature, guerre, verso paesi in cui c’è lo spiraglio di un’esistenza migliore.

Ma i grandi dell’economia mondiale, come le multinazionali della chimico farmaceutica, petrolifera, zootecnica, agroalimentare ecc. (alcune con un fatturato annuo di 30 miliardi di dollari), non sono abbastanza lungimiranti da improntare progetti a scopo umanitario, perché manca nella loro visione delle cose la componente umanitaria, e questo probabilmente sarà la loro stessa rovina.

Venite in negozio da me, mi indicate una scarpa e mi dite:
“E DI #CAMOSCIO? HAI NIENTE DI CAMOSCIO?”
Ma voi avete idea di cosa mi state chiedendo?
Perché è facile riempirsi la bocca di parole, parole, parole senza sapere di cosa si sta parlando!
FORSE PENSATE CHE LE SCARPE DI CAMOSCIO CRESCANO SUGLI ALBERI?
Mi chiedete il camoscio? ECCOLO!
Ve lo faccio vedere IL CAMOSCIO, se non avete mai avuto il piacere di incontrarlo a casa sua in montagna!
É un capretto, un cerbiattino, un animaletto erbivoro innocente che non fa male a nessuno.
E voi volete che lo scuoino per farvi confezionare un bel paio di scarpe, quando esistono altri materiali sintetici con i quali si può evitare tanta inutile crudeltà!
E invece no, voi volete proprio il camoscio!
Perché il camoscio fa “figo” quando davanti a un caffè, raccontate alla vostra amica che vi siete appena comprate una scarpa di camoscio!
Già vi vedo per strada camminare 3 metri sopra terra, più in alto degli altri, con quelle scarpe addosso
Vi fanno sentire parte di quello “status di persone benestanti” che ormai avete perso, ma al quale volete rimanere aggrappate!
Perché voi “Signore di oggi”, se non avete ai piedi un pezzo di cadavere conciato e al collo una pelliccia… vi sentite delle nullità…
E fate bene!!”
(La Stella Vegan)
Cucù! 😍
Camoscio appenninico (Rupicapra pyrenaica ornata)
Foto Angelika Cosentino
MIGRANTI, L’INEVITABILE EFFETTO DI UNA CAUSA