C’è bisogno di un po’ di meraviglia. Perché c’è da sopravvivere anche oggi alla crudeltà degli uomini.

Silvia Bandini

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LE DOMANDE CHE GLI UMANI NON SI PONGONO

di Franco Libero Manco

Gli umani, deviati dalla loro vera natura di esseri fondamentalmente pacifici, nella maggioranza dei casi si comportano e si nutrono come animali predatori e, di conseguenza, come tali pensano (anzi non pensano) per poi lamentarsi delle malattie e della violenza che dilaga, indifferenti alle leggi della natura che sempre esige il suo riscatto, e la carne degli animali uccisi ci condanna accorciandoci la vita; ci danneggia sul piano morale rendendoci insensibili verso la sofferenza dei nostri stessi simili; ci abitua alla sonnolenza, perché preferiamo non sapere chi abbiamo nel piatto, e a negare a quella creatura il suo diritto all’esistenza. Ammalati, insensibili e chiusi alla conoscenza sperare poi nel proprio benessere, nella pace, nel diritto, nella giustizia è pura illusione.

Lo sconcerto nasce dalla constatazione che anche la gran parte delle menti più aperte ed illuminate non caldeggino la “cultura delle cause”. Nella maggioranza dei casi ci si limita ad invocare giustizia, libertà, ordine, ecc. suggerendo rimedi sintomatologici ai vari problemi che l’umanità è chiamata a porre rimedio. Troppi si schierano contro la fame nel mondo senza chiedersi i motivi della miseria. Troppi sbraitano contro la droga senza cercare i veri motivi per cui la droga viene consumata. Tutti si oppongono alla guerra e alla violenza senza domandarsi perché l’uomo è in grado di esprimersi in modo crudele fino a sterminare i propri simili. Molti chiedono rispetto e amore per gli animali ma pochi si pongono il problema del perché gli animali sono considerati oggetti ad uso e consumo dell’uomo.

Perché un uomo che uccidesse un bambino, lo facesse a pezzi, lo arrostisse e poi lo mangiasse verrebbe, a buon motivo, considerato un mostro sanguinario, mentre un uomo che uccide, fa a pezzi un agnello, lo arrostisce e lo mangia viene considerato un buongustaio? Qual è il principio e la differenza che fa considerare in modo diverso casi analoghi? Chi stabilisce che uccidere un uomo è un crimine mentre uccidere un animale è un’azione legittima? I detrattori distinguono tra violenza agli animali e violenza agli umani, mentre per noi le vittime sono tutte uguali davanti alla stessa offesa,  a qualunque specie appartengano.

Si può affermare che l’argomento “carne”, come molti altri fondamentali e scomodi, è trattato con sufficienza e con superficialità dai più. La sufficienza e la superficialità, il non dar peso a nulla, il non scandalizzarsi e indignarsi più di nulla, sono comportamenti tipici della vita moderna, dell’Umano moderno investito da una quantità incredibile di notizie (infossicazione), ma privato di una reale informazione e incapace di riflessione critica. La velocità vertiginosa della vita moderna favorisce la superficialità egoistica già insita in ciascuno di noi che si unisce ad un senso di impotenza tipico dei nostri tempi e amplifica lo specismo che ci contraddistingue. Trattare la sofferenza, la morte degli Animali con superficialità, è un esercizio quotidiano di deprivazione della nostra sensibilità animale necessaria per provare un minimo di empatia per chi soffre e perde la vita anche se a causa nostra.
Adriano Fragano
LE DOMANDE CHE GLI UMANI NON SI PONGONO