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I pericoli nell’acqua che beviamo

10 Ottobre 2019 ore 18:00 - 20:00

Serenamente contemplava la corrente del fiume; mai un’acqua gli era tanto piaciuta come questa, mai aveva sentito così forti e così belli la voce e il significato dell’acqua che passa. Gli pareva che il fiume avesse qualcosa di speciale da dirgli, qualcosa ch’egli non sapeva ancora, qualcosa che aspettava proprio lui.
(Hermann Hesse)

I pericoli nell’acqua che beviamo

Dr. Vito Umberto Vavalli, Ricercatore (ex CNR), Formatore (ex LUISS e SDA Bocconi), Economista e Manager (ex ENI e Banca UBAE), Obiettore di Crescita

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(AdnKronos Salute) – Non sono solamente nei nostri mari ma ormai anche nell’acqua che beviamo, sia acquistata in bottiglia sia sorgente.

E’ allarme per le microplastiche su cui l’Organizzazione mondiale della Sanità (Oms) chiede ora con urgenza altri dati sul loro impatto sulla salute.

“Ai livelli attuali e sulla base delle informazioni disponibili – afferma l’Oms – le microplastiche nell’acqua potabile non sembrano rappresentare un rischio per la salute.

Ma dobbiamo saperne di più”.

Dunque, a seguito della pubblicazione di un’analisi delle ricerche attuali relative alle microplastiche nell’acqua potabile, l’organizzazione chiede “un’ulteriore valutazione delle microplastiche nell’ambiente e dei loro potenziali impatti sulla salute umana” ma anche “una riduzione dell’inquinamento da plastica a beneficio dell’ambiente e per ridurre l’esposizione dell’uomo”.

“Abbiamo urgentemente bisogno di saperne di più sull’impatto sulla salute delle microplastiche perché sono ovunque, anche nella nostra acqua potabile”, afferma Maria Neira, direttore del Dipartimento sanità pubblica, ambiente e determinanti sociali della salute dell’Oms.

“Secondo l’analisi – si legge in una nota dell’Oms – che riassume le ultime conoscenze sulle microplastiche nell’acqua potabile, è improbabile che le microplastiche superiori a 150 micrometri vengano assorbite nel corpo umano e l’assorbimento di particelle più piccole dovrebbe essere limitato.

L’assorbimento e la distribuzione di particelle microplastiche molto piccole, comprese quelle di dimensioni nano, possono tuttavia essere più elevate, sebbene i dati siano estremamente limitati.

Sono necessarie ulteriori ricerche per ottenere una valutazione più accurata dell’esposizione alle microplastiche e dei loro potenziali impatti sulla salute umana”.

“Questi includono lo sviluppo di metodi standard per misurare le particelle di microplastica in acqua; ulteriori studi sulle fonti e sulla presenza di microplastiche in acqua dolce; e l’efficacia di diversi processi di trattamento”, continua l’Organizzazione.

L’Oms raccomanda ai fornitori di acqua potabile e ai regolatori di “dare la priorità alla rimozione di agenti patogeni microbici e sostanze chimiche che sono rischi noti per la salute umana, come quelli che causano mortali malattie diarroiche”.

“Ciò ha un doppio vantaggio – spiegano gli esperti – i sistemi di trattamento delle acque reflue e delle acque potabili che trattano il contenuto fecale e i prodotti chimici sono efficaci anche nella rimozione delle microplastiche.

Il trattamento delle acque reflue può rimuovere oltre il 90% delle microplastiche dalle acque reflue, con la massima rimozione proveniente dal trattamento terziario come la filtrazione.

Il trattamento convenzionale dell’acqua potabile può rimuovere particelle più piccole di un micrometro”.

Una parte significativa della popolazione mondiale – avverte infine l’Oms – attualmente non beneficia di un adeguato trattamento delle acque e delle acque reflue.

Affrontando il problema dell’esposizione umana all’acqua contaminata con materiali fecali, le comunità possono affrontare contemporaneamente le preoccupazioni relative alle microplastiche”.

 

I pericoli nell’acqua che beviamo