“Finché un animale sarà abbandonato nessuno sfuggirà alla solitudine. Finché un animale sarà oltraggiato, nessuno sarà al riparo dalla violenza. Finché un animale sarà recluso, nessun uomo sarà libero”

(Franco Libero Manco)

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QUANDO LA SCELTA VEGAN E’ MOTIVO DI CONTRASTI

di Franco Libero Manco

Che fare quando uno dei genitori per motivazioni etiche, oltre che salutistiche, decide di essere vegan e convince i  figli ad adottare la sua stessa filosofia di vita al punto da portare scompiglio nel nucleo familiare?

Questo è stato il tema della trasmissione televisiva Torto o Ragione (una sorta di tribunale popolare) del 21 settembre verso le ore 16,00 su Rai 1 condotta da Monica Goffredi.

Il padre si lamentava dei contrasti nati in famiglia a causa di tale scelta da parte della madre e paventava pericoli per eventuali carenze nutrizionali delle due figlie che, tra l’altro, portando la loro nuova visione della vita tra le loro compagne, rischiano la derisione e l’emarginazione.

Presente lo psichiatra Mazzullo il quale parlava di pericoloso fanatismo della madre e asseriva che l’uomo si è evoluto proprio in virtù del consumo di carne.

Se questo fosse vero basterebbe alimentare le scimmie nostre cugine con della carne per favorire la loro evoluzione.

Ma da esperimenti condotti alcuni anni or sono hanno dimostrato che in breve le scimmie sviluppavano le stesse malattie tipiche degli umani.

Persone come Mazzullo credo siano abituati a considerare estremista chiunque crede in un ideale e cerca di essere coerente con i suoi principi.

Questi hanno la tendenza a crocifiggere chiunque si riveli migliore, non comune e parte del sistema.

Per Mazzullo rifiutarsi di continuare ad uccidere per non nuocere agli animali è considerato pericoloso estremismo, fanatismo

Su questa logica si condannerebbe a morte tutti gli innovatori.

Ma la verità non sta quasi mai dalla parte della massa, ed è fisiologico che qualunque innovazione trovi degli oppositori, specialmente quando si paventa la rinuncia ad uno dei piaceri che sono scopo dell’esistenza di molta gente e soprattutto quando l’innovazione suscita sensi di colpa in chi ancora non si è accorto dell’errore e dell’orrore di cui è vittima.

Si asseriva che le bambine (non proprio tali, una di 11 e l’altra di 13 anni) a quell’età non sono in grado di fare scelte etiche.

Questo è profondamente ridicolo in quanto a 13 anni hanno idee ben chiare, disincantate e alcune pronte a prendere marito: ma non in grado di fare scelte etiche.

Incaricato dell’accusa un certo avvocato Radogna, vergognosamente violento ed aggressivo verso la madre al punto che è stato invitato dal giudice ad espressioni più moderate.

Onestà vorrebbe che in queste circostanze si rispettasse la par condicio, e considerato che in Italia vi sono almeno 5 milioni di vegetariani la percentuale tra i presenti era tutt’altro che a favore dei vegani.

Sarebbe stato impossibile che una giuria, fatta da mangiatori di bistecche, propendesse per la scelta vegan: sarebbe stato come dare dell’incoerenza a se stessi.

Il pediatra interpellato al telefono consigliava apporti nutritivi di origine animale fine a 2 anni, dopo tale età la scelta dovrebbe essere adeguata alle necessità del ragazzo.

Un pediatra che si pronuncia sulle necessità nutrizionali senza, probabilmente, aver mai aperto un libro di scienza dell’alimentazione è un vero pericolo pubblico

In sostanza sulla scena erano in tre contro tutti: la madre delle due bambine pacata, informata e determinata; l’avvocato difensore e la sempre bella attrice Eleonora Brigliadori, molto brava, appassionata e convincente.

Vergognosamente, quanto scontato, il verdetto finale della giuria, composta sicuramente di mangiatori di bistecche, ha dato ragione al padre.

Ora bisognerà capire come costringeranno le due bambine a tornare a mangiare animali, merendine e patatine fritte.

Il vero crimine è spegnere la compassione nell’animo dei piccoli, è costringerli a mangiare gli animali che amano, è abituarli alla violenza e alla morte del più debole a vantaggio del più forte.

Una eventuale quanto improbabile carenza di nutrienti nella dieta vegan per giovanissimi è sicuramente molto meno grave dell’uccisione della loro sensibilità verso la sofferenza degli animali

Considerato che non c’è nessun principio nutrizionale nella carne che non sia contenuto nel mondo vegetale; considerato che il bambino nutrendosi con il solo latte della madre raddoppia il peso della nascita in 6 mesi con una percentuale proteica dell’1 per cento, quindi con circa 10 grammi di proteine al giorno, e che a mano a mano che si riduce la velocità di crescita si riduce la necessità di proteine; considerato tutto questo il problema fondamentale è:

La carne è necessaria ai bambini in crescita?

Se la carne o i prodotti di derivazione animale fossero necessari alla crescita dei bambini, come mai i bambini vegan godono di una salute migliore rispetto i loro coetanei onnivori i quali sono sempre più vittime di malattie che si stanno manifestando ad un’età sempre minore, compresi i tumori?

Quando si parla a favore del consumo di prodotti animali si trascura di considerare gli effetti che possono produrre, come: radicali liberi, leucocitosi, crisi enzimatica, carenza di vitamine, aumento di colesterolo, aumento del battito cardiaco, acidificazione del sangue, prelazione di calcio, grassi saturi ecc. e che tra l’altro possono causare: uricemia, ipertensione, reumatismo, gotta, cancro…

Inoltre la carne contiene gli inquinanti dei mangimi, residui chimici dei medicinali somministrati agli animali, spesso le malattie dell’animale.

E da non dimenticare che la carne, alimento in via di decomposizione, sviluppa putrescina, cadaverina, istamina, indolo, fenoli, ammoniaca ecc.

A questo punto mi chiedo: il padre, che con tanto ardore si augura che le sue figlie tornino a mangiare carne e cibo spazzatura, è al corrente che sta sicuramente condannando a molte probabili malattie le figlie che ama?

Farebbe bene a leggere qualche buon libro invece di mettere nella mani di terzi il bene più prezioso della sua prole e di se stesso: la salute.

Ma il padre è una vittima del sistema che come la stragrande maggioranza dei genitori non ha tempo per
informarsi e accorgersi che pediatri o pseudo esperti di nutrizione di questa materia probabilmente ne sanno meno di lui stesso. Io posso comprendere la paura di questo genitore che certo vuole il bene dei suoi figli ma non posso giustificare la sua ignoranza in fatto nutrizionale.

Quando in situazioni eccezionali si verifica carenza di alcuni nutrienti nei bambini, come vitamina B12, D, Ferro o Zinco la causa non è dovuta all’inadeguatezza o la non completezza del sistema vegan ma nella particolare condizione mentale dei genitori.

E vale la pena ricordare che la percentuale di bambini malati o morti risulta spaventosamente alla parte degli onnivori.

Il genitore ha diritto di imporre ai figli tale sistema di vita?

Il genitore vegan (la madre) non può imporre la sua filosofia di vita agli altri componenti la famiglia, ma se veramente ha maturato la coscienza vegan non può nemmeno accettare di buon grado che nel suo
frigorifero ci siano parti di animali assassinati.

Chi è in grado di accettare questo compromesso è più facilitato, ma non è un vero vegan.

Quando si verificano queste situazioni la cosa migliore sarebbe fare in modo che il genitore carnivoro abbia la possibilità di informarsi in modo da capire se i prodotti animali siano benefici oppure dannosi per i suoi bambini e convincerlo della bellezza e dei vantaggi fisici, morali, spirituali, ambientali ed economici del sistema vegan.

Ma se il genitore carnivoro non intende ragione convivere con una persona che porta a tavola pezzi di animali assassinati può diventare un inferno.

Quando una persona diventa vegan entra in una dimensione più ampia, una percezione della realtà biologica più giusta e luminosa.

Tornare al carnivorismo è come tornare all’inferno dopo essere stati in paradiso

La nostra è la più grande rivoluzione morale ed esistenziale della storia umana che
ricorda il pensiero di Gesù quando affermava:

“…Sono venuto a separare il figlio dal padre, la figlia dalla madre, la nuora dalla suocera e i nemici dell’uomo saranno quelli della sua casa” (Mtt 10,34).

In questa particolare situazione a mio avviso sarebbe giusto che fossero le bambine a scegliere come alimentarsi; ma il padre pensa che esse non siano in grado di capire se l’alimentazione vegan possa essere adatta alla loro salute.

A questo quesito possiamo rispondere con quanto ufficialmente pubblicato dall’istituto più accreditato del mondo in fatto nutrizionale, come l’American Dietitic Association il quale afferma che la carne, compresa quella di pesce, nonché gli stessi derivati (latte, formaggi e uova) non siano necessari né utili alla nostra buona salute e conferma l’adeguatezza, dal punto di vista sanitario, delle diete vegetariane, dichiarando “Tutte le diete vegetariane, comprese quelle vegane, correttamente pianificate sono salutari, adeguate dal punto di vista nutrizionale e appropriate in tutte le fasi del ciclo vitale, incluse gravidanza, allattamento, prima e seconda infanzia, adolescenza, nonché per gli atleti”.

La scelta vegan dei bambini li estranea della comunità fondamentalmente onnivora?

Quanto più si è all’interno del problema animalista tanto più si diviene consapevoli della mostruosità e dell’orrore infernale causato dall’uomo agli animali e da quel momento si decide di non voler più essere complice di questo immane massacro di sangue e di dolore.

Ma ritengo opportuno non assumere posizioni d’impatto in ambienti a digiuno di certi principi innovatori.

L’esempio di se stessi è, per se stesso, una forma di comunicazione, la più efficace.

Le motivazioni della nostra scelta benefica riserbiamole per coloro che dimostrano interesse.

Ma essere “diversi” non è forse segno di personalità?

Non sono forse stati “diversi” tutti i grandi innovatori, geni, illuminati, mistici e santi?

Diceva il filosofo ed economista britannico John Stuart Mill:

”Ogni grande movimento conosce tre fasi: prima viene deriso, poi discusso ed infine accettato”.

Primo Maggio

Ci sono bandiere oggi,
in piazza.
E ci sono canti.
Per alcuni è lotta,
contro un singolo “padrone”
o contro un sistema
che opprime.
Per altri è festa,
che unisce
nella somiglianza di intenti.

Per altri è ricordo,
di chi è stato ucciso
perché lottava.

Altri, invece, giocano,
perché ogni tanto
questi adulti
vogliono trastullarsi
e non pensare a niente.

Oggi spengo la tv
e non esco da casa,
non voglio vedere,
non voglio respirare
la stessa finta aria.

Perché non è lotta
se nel panino hai corpi
di animali
che hanno lottato
per la vita,
contro di te,
o contro chi, per te,
li ha uccisi.

Non è lotta se alzi il pugno
contro il “sistema”,
ma quel sistema
te lo tieni stretto
perché ti fa il piacere
di portarti in casa
i corpi spezzettati,
trasformati in cibo,
scarpe, pelliccia.
Oggi per me
non è festa
né comunione d’intenti,
perché i tuoi obiettivi
sono sordi
alla resistenza
degli animali,
e se te ne parlo,
fingi di non capire,
o sospiri
o ridi.

Oggi sì, per me è ricordo
di chi è stato ucciso
mentre lottava,
ma ho impresse nella mente
persone umane
e persone animali.

Oggi per me non è gioco,
perché non voglio
animo leggiadro
dimenticando
chi sta mordendo le catene.
Primo maggio, oggi.
Contro il “padrone”, dici,
e contro il “sistema”.

E non vuoi sapere
che per quei pesci
messi nell’acquario
e per quelli pescati;
per i cavalli cavalcati
e per quelli mangiati,
per la mucca ingravidata
e munta
e per quella uccisa,
per tutti loro,
che hanno voce
diversa da quella umana,
il padrone e il sistema
contro cui lottare
sei anche tu.

Pasqualina Bonifacio

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