Insegniamo ad amare e a rispettare ogni Creatura. I primi ad imparare saremo noi. I bambini ci guardano. Il nostro modo di vivere è l’eredità che consegniamo alle nuove generazioni. Noi siamo l’esempio di quel che sarà il futuro. Parliamo attraverso le scelte che operiano ogni giorno nel mondo e per il mondo. Non scordiamolo mai.
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Lettera aperta al direttore de la Repubblica e al giornalista Marino Niola
Ho letto l’articolo dal titolo “Niente sesso con te, sei carnivoro” (21 agosto 2019), ed è per questo che vi scrivo.
Sono vegana da 26 anni, e fra i fondatori e Presidente dell’associazione Progetto Vivere Vegan, attiva in Italia dal 2001.
Arrivo al dunque: mi sembra che sempre più i media si stiano interessando ai vegani ma non per questo ne sono contenta.
Il motivo è che spesso si pone troppo l’attenzione sulle persone vegane (spesso dipinte come esseri bizzarri, che invece non sono, salvo eccezioni), invece che sulla questione che ci preme: il destino di milioni di animali schiavizzati e uccisi ogni anno per qualsiasi scopo legato alle voglie umane.
E’ di questo che da vegana vorrei leggere sulle vostre pagine:
Del perché ancora oggi si rinchiudono milioni di animali negli allevamenti, animali privati della loro libertà, privati dei loro affetti.
Fatti nascere solo per essere, dopo poco, uccisi.
Animali che non conosceranno mai la gioia di vivere secondo la loro natura.
Non abbiamo bisogno di cibarci di animali e derivati, lo dicono innumerevoli medici e nutrizionisti, a partire da Neal Barnard (visto che amate citare personaggi oltreoceano, ma ne abbiamo anche in Italia).
E ora lo suggerisce anche L’ONU, come salvezza per il pianeta Terra.
Del perché ancora oggi, si rinchiudono negli stabulari animali costretti a subire esperimenti crudeli a fini scientifici, quando oltretutto ci sono valide alternative di ricerca.
E pensare che ancora oggi si testano su animali anche innumerevoli sostanze che già sappiamo essere dannose (ma di grande business per le multinazionali e non solo): alcol, fumo, diserbanti…
Del perché ancora oggi sono braccati e uccisi gli animali selvatici, come sta accadendo in questi giorni in Valsugana per l’orso M49, colpevole solo di procacciarsi l’unico cibo che può trovare per restare in vita.
Del perché ancora oggi gli animali sono rinchiusi nei circhi, negli zoo, negli acquari, con il solo scopo di intrattenere.
Pratiche da medioevo.
Del perché ancora oggi sono tenuti in gabbia animali come le volpi e i visoni per poi ucciderli brutalmente e farne bordi di pelo per i nostri giubbotti.
Con solo e unico scopo estetico.
Non sappiamo dare il giusto valore alla vita altrui.
Del perché ancora oggi le nostre campagne sono zone di guerra per tutti i piccoli animali che le abitano.
L’essere umano perpetua la caccia solo per divertimento.
Uccide per divertimento.
Potrei continuare ancora e ancora; sono infinite le pratiche di sfruttamento a danno degli altri animali.
Ora, sono questi i temi che ci stanno a cuore ed è per questo che siamo vegan.
Con chi decidiamo di fare sesso fa parte di una scelta privata e personale che trovo inutile e fuorviante voler etichettare a tutti i costi.
Ma certo è più divertente per i vostri lettori scoprire le voglie bizzarre di alcuni vegani piuttosto che fermarsi a pensare su quanto male il genere umano riesce a fare agli altri animali, e quanto si potrebbe fare per cambiare questo stato, crudele, delle cose.
Scrivere di temi importanti senza banalizzarli è forse un po’ più noioso e meno stuzzicante, ma certo rientra nei compiti del miglior giornalismo.
Dora Grieco
Progetto Vivere Vegan Onlus
Ho appoggiato
lieve
la mano
sui grammi di te
ormai vinti.
Il respiro
ha percorso il tuo corpo
e si è allontanato;
lui, ancora vivo,
l’ho sentito camminare
sotto le dita.
Settimane,
ma sei ancora qui,
polvere nello scrigno.
Attendo il contadino.
Ancora un volta,
aprirà il cancello.
Ancora una volta,
gli chiederò
di far dormire
anche te
sotto un albero;
sempre quello.
Ma il contadino non arriva;
forse non è tempo
di curare il campo.
O forse non è tempo,
ancora, per me,
di lasciare lì
la tua fierezza.
Forse non è tempo,
ancora,
di dimenticare
gli artigli
con cui lei ti ha preso
e le tue unghie
che non volevano andare
e graffiavano l’invisibile.