“L’amore non domina, forma” (Johann Wolfgang von Goethe)
Non occorrono ali per volare, ma uno spirito indomito e colmo di Amore mistico ed universale che sia espressione ed incarnazione di ogni Vita Senziente.
(Il Nostro canto Libero)
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LA FARSA DELLA LEGGE A PROTEZIONE DEGLI ANIMALI
Con la legge a tutela degli animali d’affezione (la 189 del 2004) è stato fatto un passo avanti verso il riconoscimento di quei diritti inalienabili che ogni essere vivente ha per legge naturale.
Peccato che all’appello mancano “soltanto” tutti gli altri, le milioni di altre specie, miliardi di miliardi di individui, nei confronti dei quali l’uomo è autorizzato a farne quello che vuole.
Se gli animali potessero esprimere il loro pensiero in merito direbbero che è “una presa per i fondelli”
E in effetti è una penosa elemosina di giustizia elargita soltanto a quelle creature che hanno la (s)fortuna di convivere con gli umani.
La suddetta legge all’art. 19-ter (Leggi speciali in materia di animali) recita: Le disposizioni del titolo IX bis del libro II del Codice penale non si applicano ai casi previsti dalle leggi speciali in materia di caccia, pesca, allevamento, trasporto, macellazione degli animali, di sperimentazione scientifica sugli stessi, di attività circense, di giardini zoologici, nonché delle altre leggi speciali in materia di animali.
Praticamente questa legge tutela gli animali allo stesso modo di una legge intesa a tutelare solo gli schiavi che vivono con i loro padroni, con la presunzione di aver approvato una legge a tutela di tutti gli umani
Nella sua pratica attuazione succede che se una persona dà un calcio ad un cane è condannato penalmente, ma lo sperimentatore che sta torturando sadicamente un animale simile, per i suoi lugubri quanto disumani interessi, non solo non è imputabile ma autorizzato dalla stessa legge: è come permettere di prendere a colpi di machete il condannato ma proibire di offenderlo con parolacce.
Succede pure che se si lascia la gabbia con il gatto in macchina sotto il sole arrivano i vigili e sanzionano il responsabile, mentre il turpe cacciatore è autorizzato dalla legge e farne strage di ogni sorta di volatili, e non solo.
Le più crudeli violenze agli animali non si commettono per strada ma nell’inferno degli allevamenti intensivi, nel trasporto degli animali verso il luogo del patibolo, nei lugubri scannatoi legalizzati e benedetti dai macellai, dai carnofili e dalla stessa Chiesa cattolica;
Negli allevamenti dei cosiddetti animali da pelliccia dove gli animali impazziscono nei loro serragli prima di essere soppressi col gas o con un ferro rovente conficcato nell’ano fino allo stomaco al fine di non rovinare il prezioso manto; nei boschi e nelle campagne con quello sport disumano che i nostalgici della guerra chiamano caccia; nei circhi equestri dove gli animali selvatici vengono costretti ad eseguire innaturali esercizi pena la frusta, le scariche elettriche, il bastone o la fame; nelle arene dove i tori dopo essere stati torturati e fiaccati a forza di bastonate sono condannati a non uscire vivi; nella pesca dove il sangue delle creature marine uccise tinge di rosso l’azzurro degli oceani; negli stabulari dove i vivisettori non risparmiano neppure i primati.
E il nobile cavallo? L’infaticabile mulo? Il paziente asino? Il possente bue che da millenni tira paziente l’aratro?
Ci puoi fare benissimo delle bistecche o del macinato dopo avergli perforato il cervello con un proiettile captivo nella fronte e aperto l’addome con asce e seghe micidiali: è come sfruttare fino all’ultima stilla di energia il proprio schiavo per poi farlo a pezzettini e darlo in pasto agli sciacalli quando non è più in grado di lavorare.
E il mite vitello? Adatto a farci fettine o polpette.
E il tenero coniglio? Va bene al forno con le patate.
E i tacchini, le galline, i polli, le anatre? Ottimi fatti allo spiedo.
E l’intelligente e sensibile suino? Ma via, il porco vuoi che abbia diritti?! Ottimo fatto a braciole o a fettine di prosciutto.
E la volpe, il visone, il cincillà…? Stanno benissimo addosso alle signore.
E l’elegante capriolo? Liberissimi di farlo salmì.
E le rane, i criceti, le cavie, i roditori…? Ma che c’entra, queste servono alla scienza: puoi inchiodarli su un tavolaccio e aprirli come scatole di sardine…(meno male che ci sono gli sperimentatori che scavano tra le viscere doloranti degli animali per dare a noi umani felicità e salute);
E i pesci, i crostacei, i molluschi? Figuriamoci! Una bella frittura in olio o acqua bollente, preferibilmente da vivi, sono una leccornia.
Per fortuna c’è la legge a tutela degli animali.
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NEL GIORNO DELL’INAUGURAZIONE DEL COLOSSEO, 80 D.C., I ROMANI MASSACRARONO 5000 ANIMALI IN UN GIORNO. NEL 249 D.C., A MILLE ANNI DALLA FONDAZIONE DI ROMA, 2000 GLADIATORI MASSACRERANNO 32 ELEFANTI, 60 LEONI, 6 IPPOPOTAMI, 10 TIGRI, 10 IENE, 10 ALCI, 10 GIRAFFE, 10 ZEBRE, 20 ASINI SELVAGGI, 40 CAVALLI SELVAGGI. UN’ORRENDA CARNEFICINA. QUANDO PASSATE DAVANTI AL COLOSSEO RICORDATELO: NON FURONO SOLO GLI UMANI A SUBIRE L’ORRORE.
“E dove c’è il silenzio c’è sempre l’incanto” (Maria Suppa)
“Diffondete l’amore, perché di dolore e sofferenza il mondo è già pieno” (Anonimo)
In questo mondo dilaniato dal rumore più assordante e da troppo orrore, occorre contrapporre silenzio, pace e amore quando servono.
Silenzio quando le parole non servono più, pace per dimostrare che negare la violenza è possibile e Amore (antispecismo=empatia=risp
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