Mai come nella nostra epoca sono state messe in discussione le tre fonti principali di diseguaglianza, la classe, la razza e il sesso.

La graduale parificazione delle donne agli uomini, prima nella piccola società familiare e poi nella più grande società civile e politica è uno dei segni più certi dell’inarrestabile cammino del genere umano verso l’eguaglianza.

E che dire del nuovo atteggiamento verso gli animali?

Dibattiti sempre più frequenti ed estesi, riguardanti la liceità della caccia, i limiti della vivisezione, la protezione di specie animali diventate sempre più rare, il vegetarianesimo, che cosa rappresentano se non avvisaglie di una possibile estensione del principio di eguaglianza al di là addirittura dei confini del genere umano, un’estensione fondata sulla consapevolezza che gli animali sono eguali a noi uomini, per lo meno nella capacità di soffrire?

Si capisce che per cogliere il senso di questo grandioso movimento storico occorre alzare la testa dalle schermaglie quotidiane e guardare più in alto e più lontano.
(Norberto Bobbio)

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Il rispetto per gli animali: condizione imprescindibile per un mondo migliore

di Franco Libero Manco

Il recondito presupposto per cui la gente comune (e quella socialmente più impegnata) non si interessa del problema degli animali è che (a loro dire) ci sono problemi più importanti da risolvere:  economia, posti di lavoro, salario, pensioni, giustizia, scuola ecc. ecc.

Si rimanda il problema animali a quando saranno risolti i problemi umani, cioè probabilmente a mai

Io sono profondamente convinto che i problemi sociali non saranno risolti fino a quando l’essere umano avrà una coscienza umana ed una mentalità tale da non considerare il “problema animali” come un problema che riguarda direttamente la società e la civiltà umana perchè coinvolge la sfera mentale, morale, fisica, ambientale, economica e spirituale degli umani.

L’uomo arriverà a rispettare il suo simile, ad essere giusto, onesto, altruista solo quando saprà considerare ingiusto e crudele che miliardi di esseri innocenti, nella fattispecie gli animali (gli schiavi dell’era moderna,) vengano sistematicamente sfruttati, violentati e uccisi per mero vantaggio economico e gastronomico.

L’uomo non potrà mai rispettare il “grande” se è abituato a schiacciare il “piccolo”

Se il padre autorizza, anzi spinge il primogenito ad ogni crudeltà nei confronti dei fratelli minori sperare che il primogenito sviluppi il senso del rispetto e della giustizia è pura illusione.

Se il soldato viene addestrato a rispettare solo il generale non è possibile sperare che possa nutrire rispetto per i suoi pari grado

Per contro se quel soldato viene educato a rispettare il suo parigrado rispetterà sicuramente tutti i gradi intermedi.

Ancora.

Se una comunità di umani viene educata a massacrare tutti gli appartenenti alle comunità esterne, ad usare nei loro confronti ogni sorta di violenza e di ingiustizia sperare poi che questi abbiano il senso del rispetto e della giustizia nei confronti di coloro che appartengono al clan è un’utopia.

 

Effetto serra: costi della carne e risparmio vegan

Dati alla mano, per quanto riguarda l’effetto serra il tipo di alimentazione più ecologista è quella 100% vegetale (vegan).

L’alimentazione vegetariana ha un impatto 4 volte più alto, quella onnivora 8 volte più alto.

L’associazione di consumatori tedesca Foodwatch ha pubblicato nell’agosto 2008 un report sull’impatto dell’agricoltura e dell’allevamento sull’effetto serra, il primo nel suo genere che confronta anche la metodologia di produzione – agricoltura e allevamento biologici o meno.

Lo studio è stato svolto dall’Istituto tedesco per la Ricerca sull’Economia Ecologica (IOeW), e ha tenuto conto delle emissioni di CO2 risultanti dalla coltivazione dei mangimi per gli animali, dall’utilizzo dei pascoli per l’allevamento e dalle deiezioni prodotte dagli animali stessi.

Il confronto, per risultare di facile comprensione al pubblico, è stato esplicitato in termini di “km equivalenti” percorsi in auto (una BMW, per la precisione), e quindi spiega a quanti km percorsi in auto equivale la produzione 1 kg di carne, 1 kg di grano, ecc. in termini di emissioni di gas serra nel processo produttivo.

Il risultato che ne emerge è che, come già noto da altri studi, il tipo di alimentazione più ecologista è quella 100% vegetale, vale a dire l’alimentazione vegan. L’alimentazione vegetariana ha un impatto 4 volte più alto, quella onnivora 8 volte più alto.

Questo solo per quanto riguarda l’effetto serra, ma va tenuto presente che come impatto ambientale totale contano anche i consumi di acqua, sostanze chimiche, terreni, e l’inquinamento da deiezioni in generale, e anche su questi fronti la produzione di alimenti animali ha un impatto molto maggiore di quella della produzione di vegetali per il diretto consumo umano.

Se confrontiamo le emissioni di gas serra dovute al cibo consumato da una persona per un anno intero, e le esprimiamo come equivalente in km percorsi in auto (BMW) in un anno, questi sono i risultati numerici dello studio:

Alimentazione vegan 
Da agricoltura bio: 281 km
Da agricoltura convenzionale: 629 km

Alimentazione latto-ovo-vegetariana 
Da agricoltura bio: 1978 km
Da agricoltura convenzionale: 2427 km

Alimentazione onnivora 
Da agricoltura bio: 4377 km
Da agricoltura convenzionale: 4758 km

Come si vede, l’agricoltura biologica è una scelta molto ecologica, ma solo se si consumano direttamente i vegetali: con un’alimentazione vegan, si possono dimezzare le emissioni di gas serra, se si scelgono vegetali da agricoltura biologica.

Ma anche con l’agricoltura convenzionale, la scelta vegan batte di molte lunghezze le altre due possibilità.

Viceversa, la scelta biologica non è molto rilevante nell’alimentazione onnivora (è quasi insignificante), e nemmeno in quella latto-ovo-vegetariana.

E’ importante notare che non è vero, come in molto credono, che il problema sia solo quello del metano emesso da bovini, pecore e capre durante la digestione:

Il problema esiste per tutti gli animali d’allevamento, perché è dovuto in larga misura al fatto che per produrre 1 kg di carne è necessario coltivare appositamente una quantità di mangime che va da 4 a 35 volte tanto, con tutti gli sprechi – di energia, acqua, sostanze chimiche, ecc. che questo comporta.

Il report affronta anche il problema pratico di che cosa fare con la lobby degli allevatori

Gli autori del report parlano chiaro: serve una diminuzione dei consumi di carne, latte e formaggi, uova, non ci sono altre soluzioni. Questo lo sostengono l’associazione di consumatori Foodwatch, e il Ministero dell’Ambiente tedesco.

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Il rispetto per gli animali: condizione imprescindibile per un mondo migliore